Eppur si muove. Sulle vicende che circondano il costruendo ospedale della Sibaritide, quell’affermazione di galileana memoria potrebbe sembrare azzeccata. Perché nonostante la calma piatta in cantiere, qualcosa si sta muovendo tra i meandri della burocrazia e sul tavolo che con un fil rouge tiene annodati concedente e concessionario dell’opera, ovvero la Regione Calabria e la D’Agostino spa, la società costruttrice che, tra l’altro, “curerà” anche il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro. Quest’accenno di avvio del “moto di rotazione”, in attesa della ripresa dei lavori, è rivelato da Pasquale Gidaro, dirigente del Settore edilizia sanitaria e investimenti tecnologici della Regione, audito in terza commissione Sanità.

Dal suo lungo intervento emergono alcuni passaggi chiave in prospettiva futura, come la ripresa dei lavori e la convinzione che la D’Agostino possa concludere l’opera «in breve tempo», alla luce della «stabilita e decretata la collaborazione tra le parti». Il primissimo dato che emerge è, quindi, il rapporto tra concedente e concessionario, che qualche addetto ai lavori ipotizzava non propriamente in linea e su cui, per come si esprime Gidaro, non sembrano aleggiare dubbi di sorta.

Leggi anche

Ci sono però delle novità – nella loro versione positiva – che non scorgono dall’audizione del dirigente regionale e sono relative ai costi complessivi dell’opera. Nei mesi scorsi erano stati stimati 300 milioni comprensivi della variante (utile ad aggiornare un progetto del 2013 al 2023). Adesso, quella spesa, a seguito di una «operazione di perfezionamento» tra le parti (che comunemente chiameremmo “trattativa”) in riferimento alle soluzioni tecniche ed ai costi connessi – ma senza tagliare nulla in termini di servizi e qualità – è stata abbattuta di circa 50 milioni. Tradotto in soldoni, l’ospedale della Sibaritide costerà 250 milioni – rispetto ai 144 previsti inizialmente – comprensivi del canone di gestione affidato alla D’Agostino, come da contratto, per i prossimi 28 anni.

C’è poi tutta quella valutazione – attualmente in itinere – da calcolare su cronoprogramma, date e scadenze. Gidaro spiega che i lavori dovrebbero riprendere a pieno regime nei prossimi mesi, ovvero entro la fine dell’anno e la Regione “tampinerà” il concessionario perché concluda l’opera – con annesso collaudo – nei due anni successivi, quindi entro il 2027. Ipotizzando che tutto filerà liscio per quella data, l’ospedale della Sibaritide, poi, dovrà essere riempito di contenuti e risorse umane prima di entrare in servizio.

Leggi anche

A quel punto si aprirà un’altra partita, questa volta giocata dall’Asp di Cosenza: il “trasloco” dei due ospedali di Rossano e Corigliano nell’ospedale “unico”. E si ipotizzano “x” mesi. Quanti, al momento, siamo nel campo delle incognite assolute. La Regione, da quanto appreso, chiederà anche all’Azienda sanitaria provinciale di iniziare a ponderare per tempo i trasferimenti delle apparecchiature. A proposito, molte saranno acquistate ed istallate ex novo mentre alcune – quelle moderne e funzionali – saranno trasferite dal Giannettasio e dal Compagna al nuovo polo sanitario che sta sorgendo in contrada Insiti, terra di mezzo
tra Rossano e Corigliano. Questi, dunque, gli scenari di un opera sulla quale l’amministrazione regionale si sta giocando una grande fetta di reputazione.

Gli snodi dell’audizione di Gidaro

In commissione Sanità (presieduta da Pasqualina Straface e stimolato anche dalle domande dei consiglieri regionali Amalia Bruni, Pietro Raso, Davide Tavernise e Ferdinando Laghi), il dirigente del Settore edilizia sanitaria e investimenti tecnologici della Regione evidenzia alcuni passaggi chiave di tutta la vicenda, fornendo anche alcuni dati. «Al 30 settembre – afferma – sono state realizzate le strutture relative al polo tecnologico e di fondazione della passerella di accesso all’edificio; i muri perimetrali e quelli di contenimento delle terre all'interno dell'area ospedaliera sono completati al 94%. Sono state già effettuate prove di collaudo statico sui solai, tutte con esito positivo. È stata erogata un’anticipazione del 30% sul residuo contrattuale, pari a poco più di 17 milioni di euro che hanno consentito al concessionario di avere la liquidità necessaria per realizzare il progetto esecutivo. Ad oggi, sono stati contabilizzati in riferimento allo stato di avanzamento lavori, per le prestazioni rese fino al 30 settembre – sottolinea il dirigente regionale – un importo complessivo di oltre 24 milioni di euro, che corrispondono al 25% circa contratto. Complessivamente sono stati emessi stati di avanzamento lavori per 29,8 milioni ed effettuate liquidazioni al concessionario per complessivi 37 milioni di euro».

L’ingegnere Gidaro rivela che da «una disamina, avviata dalla Regione, per verificare l’aderenza di quanto proposto con quanto richiesto, è risultato un aumento degli oneri del 78%, per un costo di oltre 4 mila euro al metro quadro. Successivamente – però – il concessionario ha consegnato gli elaborati aggiornati, con una riduzione dei costi previsti da 4mila a 3.300 euro a metro quadro». Il dirigente evidenzia quindi, come sia stato chiesto al concessionario di riequilibrare le misure di gara, «precedentemente adottate in maniera “spregiudicata”», e spiega che per il completamento dell’opera «occorreranno due anni o poco più, a cui seguiranno i collaudi man mano che le opere saranno completate». Tra l’altro Gidaro pone una pietra tombale sulle polemiche: «L’azienda costruttrice, attraverso le dovute procedure, ha dimostrato di possedere i requisiti per portare a termine l’opera». Insomma, in attesa che il cantiere – fermo ormai da marzo scorso – riprende vita, “eppur si muove”.