Tra gli interventi più apprezzati nel corso dell'evento quello di Michela Mazzotta, in servizio nel blocco operatorio del presidio "Pugliese": «Il nostro compito è ridurre i rischi al minimo»
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Giunto alla sua XVI edizione, il Trauma Meeting della Società Italiana degli Ortopedici Ospedalieri, tenutosi a Riccione dal 2 al 4 ottobre, si conferma come il congresso italiano di riferimento per l'ortopedia e la traumatologia. L'evento ha registrato quest'anno la partecipazione di 1.880 iscritti, tra medici e infermieri, e la presenza di 80 aziende espositrici del settore biomedicale e farmaceutico.
Il tema principale del corso dedicato agli infermieri è stato incentrato sulla gestione del rischio in sala operatoria, un ambiente complesso in cui la sicurezza deve essere garantita ai massimi livelli. Durante il corso, sono state analizzate metodiche per lo studio, l’analisi e la prevenzione degli errori e degli eventi avversi.
Tra gli interventi più apprezzati, spicca quello della dottoressa Michela Mazzotta, infermiera presso il blocco operatorio del presidio “A. Pugliese” dell’Azienda ospedaliera universitaria “R. Dulbecco” di Catanzaro. La sua relazione ha affrontato la gestione infermieristica del paziente in sala operatoria e l'analisi dei potenziali errori e fattori che influenzano la pratica clinica.
«Con il dovuto rispetto per le vittime e per il dolore che tutte le guerre comportano, non posso non notare - ha dichiarato Mazzotta - che in diversi studi scientifici recenti la sala operatoria viene spesso paragonata a un campo di battaglia per sottolinearne i rischi. È nostro compito ridurre al minimo questi errori».
Oggi, grazie a strumenti avanzati, è possibile analizzare in modo più efficace rispetto al passato gli errori e gli eventi avversi che si verificano durante gli interventi chirurgici. Tra questi strumenti, spicca l'analisi delle cause profonde, una tecnica che non si limita a identificare sintomi o responsabilità, ma si concentra sulle cause che hanno generato il problema, permettendo di individuare azioni correttive. L'analisi è sia reattiva (condotta a posteriori) sia proattiva (eseguita preventivamente), risultando particolarmente utile per prevenire eventi avversi.
Un altro strumento fondamentale per la sicurezza in sala operatoria è la checklist. «La utilizziamo quotidianamente - ha sottolineato Mazzotta - per assicurarci che ogni passaggio critico sia eseguito correttamente. È uno strumento che consente di individuare e correggere errori, analogamente a quanto avviene nel settore dell’aviazione per prevenire incidenti».
Mazzotta ha poi sottolineato l'importanza di interventi strutturali a livello formativo: «La formazione infermieristica universitaria dovrebbe rivedere il suo approccio, bilanciando meglio le competenze cliniche con quelle legate al lavoro di squadra».
Il contributo del team di Catanzaro
Alla domanda su quale sia stato il contributo presentato dal team di Catanzaro, Mazzotta ha risposto con entusiasmo: «La nostra proposta ha suscitato grande interesse. Abbiamo formato una squadra di infermieri interamente dedicata alla specializzazione ortopedica, evitando la rotazione indiscriminata del personale. Questo ha permesso di evitare che, ad esempio, uno strumentista di ortopedia si ritrovi a supportare interventi di urologia o neurochirurgia solo per coprire necessità immediate. La figura dell’infermiere 'tuttologo' è nata oltre vent’anni fa per ragioni economiche, ma il nostro approccio dimostra che la specializzazione è fondamentale».
Grazie a questa iniziativa, formalizzata con una delibera del 5 agosto 2021, il personale infermieristico di ortopedia è stato separato dal resto del personale del blocco operatorio, con un evidente miglioramento dei risultati. «Abbiamo registrato un aumento significativo nella produttività e una riduzione degli errori e del rischio operatorio - ha concluso Mazzotta -. Questo conferma quanto riportato in molti studi scientifici recenti: i fattori organizzativi e la stabilità dei team specializzati hanno un impatto positivo sui risultati chirurgici e sulla riduzione del rischio operatorio».