Anche l’Italia è stata raggiunta dal virus del Congo. Due i casi registrati nel nostro Paese, uno dei quali a Cosenza. Ed è subito scattato l’allarme dopo il segno lasciato dal Covid 19. Ma l’Asp di Cosenza, sin da subito ha tranquillizzato l’opinione pubblica.
Fa certamente paura, però, un patogeno che in pochissimo tempo in Africa ha mietuto 70 vittime ed infettato centinaia e centinaia di persone. Le autorità sanitarie internazionali si sono subito attivate per capire cosa sta accadendo.
È stato questo il tema affrontato oggi a “Dentro la notizia”, l’approfondimento giornalistico condotto da Pier Paolo Cambareri, andato in onda su LaC Tv.
Ospite negli studi di Cosenza, la dottoressa Rossella Zucco, dirigente medico del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza (rivedi qui la puntata).

Virus del Congo, cos’è accaduto nei giorni scorsi

«Una ragazza di rientro dalla capitale del Congo – ha spiega la dottoressa Zucco – ha manifestato dei sintomi durante il rientro in Italia, compatibili con quelli descritti nel focolaio sul quale l’Organizzazione mondiale della sanità ha posto l’attenzione. Sintomi respiratori quali febbre, tosse, astenia, per cui si è recata all’ospedale di Cosenza, nell’unità operativa complessa di Malattie infettive e tropicali, dove sono state eseguite delle analisi, dei controlli microbiologici e clinici che hanno dato riscontri negativi. Anche dal punto di vista clinico, la ragazza è stata bene, la febbre è scomparsa sin dal primo giorno di ricovero e poi è stata immediatamente dimessa».

I colleghi dell’unità di malattia infettive dell’Annunziata sono sempre molto attenti anche agli aspetti epidemiologici e di impatto sulla sanità pubblica che hanno le patologie a loro carico. E così hanno correttamente interpellato l’Istituto superiore di sanità ed il Ministero della Salute, anche in via precauzionale, per effettuare degli ulteriori approfondimenti diagnostici, prelevando campioni clinici della paziente che sono stati immediatamente inviati ai laboratori dell’Iss e che saranno esaminati. Adesso attendiamo gli esiti».

La sintomatologia

Quei sintomi sono facilmente sovrapponibili a quelli classici dell’influenza stagionale, ma ciò che «deve rappresentare un campanello d’allarme – ha spiegato la specialista – sono quegli stessi sintomi ma accusati da un viaggiatore internazionale, in chi rientra dalle zone interessate. Quel focolaio del virus, è bene ribadirlo, è presente in una zona rurale del Congo, distante dalla capitale stessa, due giorni di viaggio. Si tratta di zone nelle quali le condizioni igieniche scarseggiano, e quindi i bambini colpiti dalla malattia sono fortemente denutriti, con bassissime coperture vaccinali. Potrebbero essere tanti i patogeni che entrano in gioco e possono determinare la malattia».
«Un viaggiatore internazionale che fa ritorno da quei luoghi e dovesse presentare sintomi respiratori particolari dovrebbe sottoporli all’attenzione delle agenzie preposte, senza eccessivi allarmismi, rivolgendosi al suo medico o anche segnalandoli ai servizi di igiene e sanità pubblica proprio per attivare tutti quei procedimenti necessari all’approfondimento diagnostico. Se quei sintomi sono importanti il consiglio è sempre quello di recarsi al pronto soccorso, per approfondire ulteriormente la diagnosi».

Covid e Long Covid

Non farà paura come prima, «anche grazie alle vaccinazioni – ha sottolineato poi la dottoressa Zucco a proposito di Virus Sars-Cov-II – che riducono fortemente le probabilità di essere colpiti dalle forme più gravi della malattia, ma il Covid c’è e continuerà ad esserci. Essendo la patologia più tranquilla dal punto di vista clinico pensiamo che sia passata. In realtà è presente e lo sarà per lungo tempo, un po’ come accade per i virus respiratori e influenzali. Come le altre campagne influenzali, anche quella antiCovid prosegue in associazione con quella antinfluenzale»

Lo spillover, il salto di specie

Ciò che temono gli epidemiologi è il salto di specie, un virus che su adatta ad un altro organismo. «È spesso accaduto in passato – ha detto ancora dirigente medico del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza – i patogeni sono sempre soggetti a micromutazioni. La comunità scientifica è comunque in grado di creare vaccini per arginare i fenomeni e garantire interventi efficaci»

L’aviaria

Negli Stati Uniti è scattato l’allarme aviaria, il virus “saltato” dagli uccelli all’uomo. «Nel caso dell’aviaria vi è grande attenzione anche della comunità scientifica veterinaria nel campo della zooprofilassi. È una di quelle situazioni attenzionate su cui potremmo avere quelle notizie in tempo reale che fanno scattare gli alert. L’esperienza Covid ha cambiato le procedure atte a prevenire le epidemie e le pandemie, ogni patogeno è un virus a sé con profilassi differenti da adottare, ma proprio il Covid ci ha consentito di migliorare le nostre difese».

Vrs, il virus respiratorio sinciziale

Uno di quei patogeni che spaventano i genitori perché attaccano bambini appena nati è il Vrs, il virus respiratorio sinciziale.
«A novembre – ha specificato Rossella Zucco – è iniziata la campagna di immunizzazione con gli anticorpi monoclonali, che impropriamente vengono definiti vaccini ma non lo sono perché non stimolano il nostro organismo a produrre anticorpi. Ed è quindi proprio la somministrazione di anticorpi specifici diretti contro alcune porzioni di questo virus che impediscono al patogeno di attecchire e replicarsi nelle vie respiratorie. Il virus causa sintomatologie respiratorie, tosse, raffreddore, febbre, che alcune volte possono trasformarsi in forme più gravi, determinando bronchioliti e polmoniti, soprattutto nei bambini più piccoli».
La campagna di immunizzazione in provincia di Cosenza è gestita – ha spiegato la dottoressa Zucco – dai punto nascita dislocati sul terriotrio. «I neonatologi e i pediatri stanno effettuando le somministrazioni nei nuovi nati e su base volontaria. Possono essere immunizzati anche i bambini nati da luglio 2024. La scelta è volontaria, si tratta di una pratica sicura con pochissimi effetti collaterali, spesso assenti. La vaccinazione al Vrs previene le forme più gravi della malattia».
«In presenza di stress respiratorio, difficoltà a respirare – ha raccomandato la dottoressa Zucco – nei casi di febbre alta che abbatte il bambino e si prolunga per giorni, sono tutti sintomi che devono indurre i genitori a preoccuparsi ed a cercare approfondimenti diagnostici, soprattutto se quei sintomi colpiscono i bambini con età inferiore ai sei mesi di vita».

La “comune” influenza

Anche la campagna antinfluenzale è iniziata a ottobre «e sta andando molto bene grazie ai medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta perché stanno effettuando le vaccinazioni nei loro ambulatori. Si tratta di una profilassi importantissima e fortemente raccomandata nei soggetti ultrasessantenni, nei bambini tra i sei mesi e i sei anni, anche se l’offerta arriva ai 14 anni ed a tutte le persone che svolgono professioni a contatto con il pubblico, quindi a rischio infezioni. L’influenza – ha concluso Rossella Zucco – ha già iniziato ad attaccare la popolazione e si sono già manifestati casi gravi con insufficienze respiratorie importanti che hanno richiesto l’intubazione».