Impegno, sacrifici e paure del periodo pandemico al centro dell’incontro organizzato dalla Garante della salute Stanganelli. Al centro del dibattito anche le aggressioni ai medici. Riconoscimenti a tutti gli Ordini della Regione
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Alla fine sono stati tutti concordi sulla necessità di celebrare la Prima giornata del personale medico. “Giuro di non dimenticare” è la frase scelta dalla Garante regionale della salute, Anna Maria Stanganelli, per onorare lo straordinario lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico che durante la pandemia da Covid-19 ha prestato servizio in prima linea, curando i malati e proteggendo la popolazione.
Un'iniziativa sposata dal presidente dell’Ordine dei medici di Reggio Calabria, Pasquale Veneziano, e ospitata nell’ampio salone della sede di via del Gelsomino a Reggio Calabria, gremito di autorità civili e militari, dai presidenti e dai rappresentanti degli Ordini dei medici provinciali della Calabria e da una nutrita delegazione di studenti degli istituti scolastici a indirizzo biomedico del territorio della Città Metropolitana di Reggio.
La solennità dell’appuntamento è scandita prima dalle note dell’Inno di Mameli e poi dal minuto di raccoglimento in memoria dei medici che sacrificato la vita per svolgere fino in fondo il proprio lavoro.
«Grazie – ha esordito la Garante Stanganelli - perché quando tutto sembrava impossibile, mentre arrivavano parole che noi non conoscevamo, pandemia, coprifuoco, parole che non ci appartenevano e che pensavamo non avremmo mai vissuto e invece hanno impattato la sulle nostre vite e sulle persone che amiamo, sulla paura che ci ha reso tutto invivibile e impossibile, c’erano le vostre facce, segnate dalle mascherine, segnate dalla fatica, dalla lotta a tutto quello che sembrava impossibile».
L’iniziativa ha quindi celebrato i medici che, durante l’emergenza Covid-19, si sono prodigati per garantire la salute di tutti noi ma, ovviamente, l’emergenza che vivono i professionisti della sanità non è finita. Concetto ribadito dalla Garante Stanganelli: «Oggi, poniamo l’accento anche sulle condizioni lavorative, sul grave fenomeno delle aggressioni ai medici sottolineando l’importanza di garantire loro sicurezza e protezione, attraverso l’adozione di misure di sicurezza adeguate e, soprattutto, iniziative di prevenzione, come l’educazione e la sensibilizzazione dell’utenza e la presenza di personale di sicurezza negli ospedali e nelle strutture sanitarie».
«Niente sarà più come prima»
La Giornata è stata divisa in due momenti, e dopo i saluti di rito, la parola è passata a chi ha vissuto direttamente sul campo quei terribili mesi. «Molti colleghi – ha detto il presidente dell’Ordine reggino, Veneziano - in quel difficile periodo, per assistere i pazienti, hanno scelto di rimanere in ospedale o nei propri studi senza far rientro a casa per non infettare i loro cari. Gli studenti inseriti nel percorso di orientamento di medicina nato a Reggio Calabria e, successivamente, diventato un progetto nazionale, potranno avere un quadro chiaro sulla loro futura vita cogliendo la bellezza di questa professione ma anche, le difficoltà e i sacrifici che un medico deve fare per i suoi pazienti. L’Ordine dei Medici – ha concluso il dottore Veneziano - ringrazia pubblicamente tutti i colleghi che hanno lavorato in modo indefesso e quindi, medici ospedalieri, medici della medicina e del territorio, i neolaureati che sono stati inseriti immediatamente sul posto di lavoro, i medici pensionati che invece sono rientrati per dare una mano in ospedale, i liberi professionisti e gli odontoiatri che, nel momento della somministrazione dei vaccini, hanno dato il loro prezioso contributo».
Giuseppe Zampogna, vicepresidente dell’Ordine e medico Usmaf al porto di Gioia Tauro cita Papa Francesco che – ha ricordato - «ci ha definito i medici della porta accanto» mentre Vincenzo Nociti, segretario del consiglio direttivo dell’Ordine e Presidente della Fondazione “Hospice di Via delle Stelle” ha rimarcato «non solo la professionalità ma l’umanità dei medici nel combattere un male del secolo e, nonostante le difficoltà, hanno dimostrato grande senso di responsabilità e competenza. Si parla spesso di sacralità della vita e noi – ha concluso - dobbiamo cercare, tutti insieme, di difenderla e tutelarla quotidianamente».
E chi si aspettava una narrazione a lieto fine, all’insegna dell’ormai classico slogan “andrà tutto bene”, si è scontrato con la realtà delle testimonianze di medici in prima linea. I medici Giovanni Tripepi, Giuseppe Foti, Sandro Giuffrida e Carmelo Battaglia hanno descritto quei momenti, le difficoltà non solo temporanee del nostro sistema sanitario, ma anche l’orgoglio di avercela fatta.
Sebastiano Macheda, direttore UO Terapia intensiva e Anestesia del Gom di Reggio Calabria, ha infatti ribadito «il forte spirito di collaborazione tra tutte le strutture dell’ospedale, sia sanitarie che amministrative» soffermandosi «sull’impeccabile lavoro di squadra che ha visto impegnati infermieri, medici, OSS e amministrativi con la stesura nel 2020, di un piano organizzativo che ha individuato anche le strutture di ricezione al di là della rianimazione, con un’area dedicata al Covid-19 e percorsi specifici per ridurre i rischi di contagio tra malati e sanitari».
«È stato un momento difficile, pesante fisicamente e psicologicamente, non ci si abitua mai alla morte – ha sottolineato Macheda –. La pandemia ci ha insegnato tanto, dal punto di vista formativo ed umano, ma niente sarà più come prima».
In memoria di Lucio Marrocco
L’idea di celebrare il sacrificio e commemorare tutti i medici caduti sul campo è nata dall’incontro tra la Garante Stanganelli e la moglie di Lucio Marrocco, il dirigente medico e deputato della Repubblica, nonché componente della Commissione Sanità alla Camera, Simona Loizzo, che ha più volte definito il marito una vittima del lavoro, dunque una “morte bianca”.
In prima linea per garantire la sicurezza dei reparti durante la pandemia e coordinatore delle operazioni di vaccinazione contro il Covid, Lucio Marrocco la sera del 7 gennaio del 2021 si è gettato nel vuoto dal balcone di casa. Aveva 56 anni. era direttore dell'Unità operativa complessa prevenzione e protezione ambientale dell'Azienda ospedaliera di Cosenza e in quei giorni stava organizzando le fasi della campagna di vaccinazione contro il Covid-19 negli ospedali di Cosenza e Rogliano.
Il suo ricordo è stato affidato al dottore Ninni Urso, direttore dell’Uo di Chirurgia bariatrica dell’Azienda ospedaliera di Cosenza che l’ha definito, al di là del valore professionale, «l’amico con cui tutti volevano uscire».
La chiusura della giornata – caratterizzata dagli intermezzi musicali del duo di flauti composta da Giada Caridi e Andrea Catalano - è riservata alla consegna dei riconoscimenti, da parte della Garante Stanganelli, ai rappresentati di tutti gli Ordini dei medici regionali.