La vicenda che ha visto protagonista il dottor Angelo Broccolo, medico di base finito al centro del dibattito pubblico per la sua prescrizione di antinfiammatori su ricetta rossa, sembra essersi risolta senza conseguenze. La minaccia di una sanzione da parte dell'Asp di Cosenza, infatti, non si è concretizzata, scongiurando così il rischio di una multa da 10mila euro a suo carico.

Ma il caso Broccolo è solo la punta dell’iceberg di una sanità pubblica che continua a mostrare criticità profonde. Quali sono le soluzioni possibili? Come può essere migliorato il sistema dal punto di vista di chi, ogni giorno, è in prima linea a contatto con i pazienti?

Se n’è parlato oggi a Dentro la Notizia (qui la puntata), il format di LaC condotto da Pier Paolo Cambareri, con lo stesso Angelo Broccolo, medico ma anche dirigente politico di Sinistra Italiana, da sempre impegnato nelle battaglie a difesa dei più fragili.

«Quanto accaduto ha avuto il merito di accendere il dibattito», esordisce Angelo Broccolo. «Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la reazione del mondo politico, che sembra essere caduto dalle nuvole. L’appropriatezza prescrittiva dovrebbe essere un principio cardine della professione medica, consentendo al medico di scegliere il farmaco più efficace e sostenibile, anche educando il paziente a un uso corretto dei medicinali. Ma una cosa è la scelta consapevole di una terapia, un’altra è il semplice contenimento della spesa sanitaria: su questo la politica preferisce voltarsi dall’altra parte».

E prosegue con una riflessione critica: «Viviamo in un Paese in cui si spende senza limiti per le armi, mentre l’evasione fiscale e la corruzione dilagano. Davvero il problema è qualche ricetta in più per un antinfiammatorio? Nel frattempo, si chiudono anche gli ospedali periferici, congestionando le strutture più grandi».

In questo scenario, l’apertura dei nuovi ospedali nella Sibaritide e a Vibo Valentia rappresenterà davvero una svolta? Oppure si rischia di restare di fronte a una soluzione solo parziale a un problema molto più complesso? «Io non sono, per mia formazione culturale, ospedale-centrico. È giusto rafforzare la rete ospedaliera, ma la medicina di prossimità? La medicina che riguarda il disabile? Dobbiamo ricordare che la malattia non è solo lo stato di disagio in sé, ma ha a che fare anche con la mancata prevenzione. Io penso che dal punto di vista territoriale (con i medici di base, ad esempio) ci stiamo indebolendo.

«Questa vicenda si inserisce poi in una narrazione più ampia, che offre una doppia chiave di lettura», spiega Broccolo. «Innanzitutto, c’è stato un errore clamoroso nella gestione dell’accesso a Medicina, con il numero chiuso che ha limitato il ricambio generazionale. Già nel 2018, durante la mia campagna elettorale a Vibo Valentia, avevo denunciato il rischio di una futura carenza di medici. E così è stato».

Ma il problema non si esaurisce qui. «I medici del 118 operano in condizioni difficili e con stipendi poco incentivanti, rendendo il lavoro sempre meno attrattivo. Inoltre, la frustrazione dei cittadini per le carenze del sistema sanitario ricade spesso proprio sui medici, trasformandoli nel bersaglio ultimo del malcontento generale».

Sul tema della sanità privata, Broccolo chiarisce: «Non sono contrario al settore privato, purché integri il pubblico in modo virtuoso. Ma il punto centrale è che l’Italia investe il 3-4% in meno rispetto a Francia e Germania nel comparto sanitario. L’arrivo dei medici cubani può essere una soluzione temporanea, ma non possiamo vivere in un’emergenza perenne».

Un altro nodo critico è l’aumento (previsto per il 2025) dell’emigrazione sanitaria. «Non è una questione di competenze, perché anche al Sud esistono eccellenze professionali. Ma le difficoltà strutturali del sistema spingono molti cittadini a curarsi altrove, alimentando un fenomeno di sfiducia nelle strutture locali».

Infine, un messaggio al Presidente Occhiuto sul commissariamento della sanità calabrese: «Questa è una pericolosa surroga della democrazia. La Calabria non ha bisogno di ‘supereroi’, ma di un lavoro sinergico tra istituzioni, mondo accademico e società civile per costruire una sanità pubblica efficiente e accessibile».