«Per dare risposte concrete alla crisi della medicina di famiglia, riteniamo che si debbano bandire concorsi ad hoc rivolti ai medici di medicina generale, agli specialisti in cure primarie, da inquadrare con il contratto di specialistica ambulatoriale o di dipendenza, lasciando ai giovani assunti la scelta volontaria di che tipo di contratto di lavoro avere. Questo potrebbe rappresentare una chiave di volta per la crisi della medicina generale in Calabria». È la proposta di Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito Sindacato medici italiani (Smi), che pone particolare attenzione alla situazione calabrese.

«I mali della sanità in Calabria e nel Mezzogiorno sono ormai sotto gli occhi di tutti. Nella nostra regione i problemi sono molteplici a partire dalle aggressioni ai medici e ai sanitari come quella accaduta 4 giorni fa all'ospedale di Paola a una dottoressa del Pronto soccorso», aggiunge in una dichiarazione riportata da Adnkronos Salute.

«Per di più la Calabria continua ad essere una delle principali regioni dove persiste una forte migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Sono tanti i malati calabresi, spesso poveri, che sono costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate, affrontando enormi sacrifici non solo economici. Tutto questo - sottolinea - è dovuto ai limiti delle nostre strutture sanitarie, anche se vi sono alcune eccellenze a livello professionale. Molti ospedali sono fatiscenti, spesso con posti letto nei corridoi, camere dove non è garantita un minimo di privacy».

A questo quadro «già pesante - prosegue De Matteis - si aggiunge la crisi della professione di medico di medicina generale. Nella Sila, nei piccoli paesi della regione non vi sono più i medici di famiglia».

I giovani fuggono «a causa degli stipendi troppo bassi e della mancanza di tutele. Sarebbe l'ora di far cadere tutte le resistenze che a vario titolo si interpongono dall'adozione di una scelta volontaria tra rapporto di dipendenza o a convezione per chi intraprende la professione di medico di famiglia e soprattutto per i giovani. Le resistenze per tale scelta derivano da chi difende grandi interessi a partire dall'Enpam che, con la possibilità per i medici di passare dal rapporto di lavoro convenzionato ad uno dipendente con il Ssn, vedrebbe messa in discussione la sua funzione di cassa previdenziale per i medici. Ormai da tempo l'ente previdenziale viene percepito come organismo che vive e sopravvive per sé stesso e non già per fare gli interessi della categoria che lo sostiene economicamente».