«La Calabria ha un grosso problema: il cibo è buonissimo e, da quando sono arrivata, ho preso quindici chili». Nell'agosto 2023, Judith Monteagudo Aguair ha lasciato Cuba e, dopo aver frequentato un corso intensivo di italiano all'Unical che giura «mi è stato molto utile», ha preso servizio al Pronto soccorso dell'ospedale di Cosenza.

Qui coordina il gruppo di medici cubani che, come lei, lavorano nel reparto di Emergenza-Urgenza dell'Annunziata: «Eravamo diciotto, ma di recente un collega è stato trasferito in Chirurgia. La dottoressa Judith Monteagudo Aguair smonta (con un sorriso) le accuse secondo le quali i medici cubani lavorerebbero negli ospedali calabresi senza i titoli necessari: «A Cuba il corso di laurea in Medicina dura sei anni come in Italia. Stesso discorso per la specializzazione, che va da quattro a cinque anni. Dopodiché, concludiamo il nostro percorso di studi con un anno in terapia intensiva».

Ghana, Qatar, Isole Vergini britanniche. La dottoressa Judith Monteagudo Aguair non è alla sua prima missione: «Aiutare i Paesi che hanno bisogno fa parte della professione medica e, quando ho saputo che c'era la possibilità di lavorare in Italia, sono partita subito».

I medici cubani rappresentano il sessanta per cento del personale sanitario impiegato nel reparto di Emergenza-Urgenza dell'Annunziata. La dottoressa Judith Monteagudo Aguair, senza paura di smentita, afferma: «Il numero dei pazienti è significativo. Senza il nostro contributo, il Pronto soccorso avrebbe rischiato di chiudere. Aspettiamo con impazienza che s'insedi il nuovo primario e che si affronti il problema dei posti letto, considerato che, al momento, ne manca la metà di quelli previsti».

La dottoressa Judith Monteagudo Aguair rimarrà a Cosenza per un altro anno ancora. Cuba e la sua famiglia le mancano tanto: «Per fortuna, ci sono le videochiamate su Whatsapp. Ai miei cari racconto com'è bella la Calabria, e quanto sono buone le vostre polpette al sugo».