«No a qualsiasi forma di campanilismo o protezionismo. Non si può far morire la gente per ideologia». Prende posizione anche l'ex commissario ad acta, Massimo Scura, interpellato da LaC News24. L'ingegnere che ha retto le sorti della sanità in Calabria per tre anni, prima di essere sostituito da Saverio Cotticelli, è stato interpellato in questi giorni da diversi quotidiani esteri, tra cui The Times, evidentemente curiosi di conoscere la sua opinione sull'operazione che dovrebbe portare in Calabria circa 500 medici cubani in supporto di quei reparti a corto di camici bianchi. 

L'ex commissario guarda con favore la «buona dose di coraggio» dimostrata dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, travolto infatti dalle polemiche per la decisione impopolare ma evidentemente necessaria. «C'è carenza di medici in tutta Italia - spiega Scura - figuriamoci in Calabria, dove in alcuni casi ci si rifiuta di venire. Penso ad esempio a realtà come la provincia di Reggio Calabria, in cui si tende a non fare concorsi o le procedure vanno a rilento. Ricordo che in ospedali come quello di Locri già all'epoca nessuno era disposto a prendere servizio, i bandi andavano deserti e se qualcuno veniva assunto gettava la spugna dopo qualche tempo».

«In un simile contesto i medici da qualche parte bisogna pur reperirli. Da quel che so i medici cubani sono bravi - aggiunge ancora -. Certo necessitano di corsi di formazione e di lingua e si tratta di una operazione che non si può concludere in due giorni. I professionisti cubani devono imparare la lingua, le leggi e i protocolli oltre ad essere integrati nel nostro sistema sanitario». «In tutta onestà - specifica poi - non comprendo questo ostracismo. Le critiche mi sembrano forme di campanilismo o di protezionismo ma non si può solo criticare senza proporre soluzioni alternative».

«Inoltre - conclude l'ex commissario - non può passare l'idea che si possa andare avanti senza medici. Le assunzioni di quanti medici, infermieri e operatori sociosanitari sono state bocciate da Roma?» si domanda poi in riferimento al tavolo interministeriale di verifica del piano di rientro che in più occasioni ha impedito l'immissione nel sistema regionale di figure professionali. «Bisogna entrare nell'ordine delle idee che se si vuole ridurre la mobilità verso altre regioni è necessario investire in nuovi servizi, realizzarli in Calabria. Ma per attivarli servono appunto medici, infermieri e operatori sociosanitari».