L'arrivo dei medici cubani continua a far litigare Forza Italia e l'europarlamentare grillina, Laura Ferrara. Questa, insieme ad altri tre europarlamentari, è stata promotrice nei giorni scorsi di una dura lettera contro l’iniziativa del presidente Occhiuto. Fra i firmatari c’è anche Leopoldo Lopez Gil, esponente del Ppe gruppo politico nel quale si riconosce Forza Italia a livello europeo.

Nella lettera si contestava l’accordo sostenendo non solo che il 75% del salario previsto nell’accordo va nelle tasche della Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos, ma anche contestando il trattamento che ricevono i camici bianchi cubani nelle loro missioni all’estero. Il presidente Occhiuto aveva replicato, puntando l’indice solo contro l’europarlamentare italiana.

L’affondo di Cannizzaro

Adesso un nuovo “siluro” arriva dal deputato forzista Francesco Cannizzaro che in una nota parla di una causa intrapresa da una ex impiegata nella segreteria politica della pentastellata, innanzi al Tribunale del Lavoro di Cosenza per questioni inerenti a mancati pagamenti di emolumenti previsti dal contratto e, addirittura, per l’illegittimità del licenziamento deciso dalla Ferrara nei confronti del proprio dipendente assunto a tempo indeterminato. «Chi predica bene razzola male, verrebbe da dire, - scrive Cannizzaro - ma più che altro questa vicenda non è che la perfetta rappresentazione di un movimento, quello dei Cinque Stelle, nato per scardinare il sistema pubblico ma che invece ne è diventato la peggiore espressione».

La lettera degli europarlamentari

Ma non ci pare proprio la stessa cosa una vertenza di lavoro, il cui esito è tutto da vedere, con il punto sollevato dai quattro europarlamentari. La questione dei medici cubani “Il Foglio” l’ha riassunta così: «L’esponente dunque di un partito che è dichiaratamente nato per “impedire ai comunisti di andare al governo” e che ora chiede invece aiuto a un governo comunista».

Al di là dell’ironia, però, il problema non è affatto di poco conto perché apre una delicata questione di diritti civili e anche geopolitica (visti i rapporti fra Cuba e la Russia), che di questi tempi è assolutamente da non prendere sottogamba. Nell’incipit della missiva inviata ad Occhiuto i firmatari ricordano che: «Rapporti di Human Rights Watch (23 luglio 2020), Human Rights Foundation (16 giugno 2020), Commissione interamericana per i diritti umani (rapporto annuale 2020), Dipartimento di Stato americano (rapporto sui diritti umani a Cuba 2021), Parlamento europeo (risoluzioni del 10 giugno 2021 e del 16 settembre 2021), Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia (rapporto del 16 giugno 2022), hanno denunciato la violazione dei diritti umani e del lavoro dei medici nel contesto di analoghe assunzioni».

Nella lettera si ricorda poi che il Parlamento europeo ha così condannato le missioni mediche cubane all’estero come forma di schiavitù nella sua risoluzione del 10 giugno 2021: «Considerando che la risoluzione 168 del 2010 del ministero del Commercio internazionale e degli investimenti esteri di Cuba impone a tutti i dipendenti civili che lavorano all'estero per lo Stato o per imprese statali, incluso al personale medico, obblighi e doveri ingiustificati che violano la dignità umana e i più basilari diritti umani fondamentali; che il codice penale cubano punisce con una pena detentiva di otto anni tutti i dipendenti civili che non completano le missioni mediche o che decidono di non fare ritorno a Cuba; che tali missioni mediche sono state classificate come una forma moderna di schiavitù secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) e la dichiarazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (CUB 6/2019) sulle missioni mediche cubane ha evidenziato le condizioni di lavoro precarie e disumane del personale medico, accuse che sono state supportate da Human Rights Watch e da 622 testimonianze».

Insomma un duro atto d’accusa verso la gestione di questi medici che Fidel Castro chiamava «el ejercito de las batas blancas», l’esercito dei camici bianchi proprio a sottolineare il valore anche politico di queste missioni che si sono sviluppate prima negli altri paesi socialisti, a partire dal Venezuela, e poi in Africa e tanti altri angoli del mondo.

Per Cuba tutte queste denunce non sono altro che propaganda dei dissidenti cubani. Oggi insieme al turismo, l’esportazione delle risorse medico-sanitarie è uno dei capisaldi dell’economia di Cuba, irrinunciabile fonte di reddito. Tra il 2011 e il 2015, secondo i dati del ministero dell’Economia dell’Avana, i servizi medico-sanitari all’estero hanno portato alle casse dell’isola più di 11 milioni di dollari.

Diritto alla salute e diritti civili

Ma dove sono rintracciabili le limitazioni alla libertà personale nell’accordo siglato dal presidente Occhiuto? Leggendo la convenzione non se ne ritrovano moltissime a dire il vero. C’è la questione salariale avanzata dai parlamentari europei nella loro lettera a Occhiuto: «Si stabilisce, infatti, che a fronte di 4.700 euro mensili, solo 1.200 euro saranno pagati direttamente dalla Regione a ciascun professionista mentre la rimanente somma di 3.500 euro sarà versata a CSMC S.A. In altre parole, la maggior parte dello stipendio (circa il 75%) viene trattenuto a beneficio di una società che esegue la volontà del Governo cubano, una situazione inedita nel contesto di un’assunzione di professionisti destinati a fornire i propri servizi in ambito medico».

A questo proposito l’accordo stabilisce che in nessun caso i bonifici bancari che la Regione dovrà versare alla società cubana non possono essere effettuati «in dollari Usa, né saranno utilizzate banche statunitensi con sede negli Stati Uniti; né banche e filiali con capitale maggioritario statunitense; o filiali di banche di altri paesi situati nel territorio degli Stati Uniti».

Nella convenzione, poi, si impone l’obbligo alla Regione di concedere ai medici i giorni di ferie previsti dalla Repubblica di Cuba (1 e 2 gennaio; 1 maggio; 26 luglio; 10 ottobre; 25 dicembre e 31 dicembre). Sempre nella Convenzione viene posto a carico della società cubana l’obbligo di coprire il costo del biglietto aereo per tornare nella Repubblica di Cuba «del professionista sanitario cubano che commetta qualsiasi infrazione disciplinare che lo richieda».

Infine c’è una clausola che obbliga la Regione Calabria ad «assicurare che gli operatori sanitari cubani, nominati dal CSMC S. A., non saranno assunti singolarmente nelle strutture sanitarie appartenenti alla Regione Calabria». Ciò significa che se ci sarà un medico particolarmente brillante non potrà essere assunto, il che caratterizza ulteriormente questa operazione come una soluzione tampone e di certo non strutturale.

Un pò poco per parlare di violazioni di diritti civili che certamente si intravedono sullo sfondo della convenzione. Ma le limitazioni alla libertà dei medici cubani vanno, secondo gli europarlamentari, cercate altrove e in particolare nella risoluzione 168 del 2010 del ministero del Commercio internazionale e degli investimenti esteri di Cuba che impone una serie di obblighi a tutti i dipendenti civili che lavorano all'estero per lo Stato o per imprese statali.

Cosa prevede questa risoluzione? Lo ha riassunto in maniera perentoria la stessa Laura Ferrara, che oggi è intervenuta a Dopo la notizia, la trasmissione condotta da Pasquale Motta: «Queste persone - ha detto l’europarlamentare pentastellata in diretta su LaC Tv - non possono per la legge cubana intrattenere rapporti di qualsiasi natura con i cittadini dei paesi ospitanti, ad esempio non possono neppure socializzare con i colleghi di lavoro, né partecipare a riunioni di alcun tipo. In caso di volontà di contrarre matrimonio bisogna immediatamente informare il governo cubano, non possono poi abbandonare la missione all'estero prima della naturale scadenza, quindi, per intenderci, non sono liberi di decidere della propria vita. Per questo abbiamo invitato il presidente Occhiuto ad andare cauto su questa vicenda, perché siglare un accordo che prevede certe limitazioni significa, di fatto, avallarle».