I due consiglieri regionali si rivolgono ai dirigenti e al commissario Occhiuto: «Costati oltre un milione di euro, sono rimasti solo sulla carta». Pronta un'interrogazione a Palazzo Campanella
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«La vicenda relativa alla mancata attivazione dei 14 posti letto per le cure palliative presso l’ospedale Santa Barbara di Rogliano è un altro caso inquietante su cui fare chiarezza al più presto». Lo dichiarano i consiglieri regionali del Pd Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci che si attiveranno per ottenere immediate risposte dai dirigenti e dallo stesso Ufficio del commissario guidato dal presidente Occhiuto dopo le diverse denunce apparse sugli organi di stampa.
«I 14 posti letto, dedicati a un momento così delicato delle cure per i degenti e per le famiglie che li assistono, sono già costati oltre un milione di euro ed erano stati inseriti, a pieno titolo, nelle rete ospedaliera calabrese grazie ad un Dca firmato nel 2016 dagli allora commissario e vice commissario alla Sanità calabrese Scura e Urbani. Cosa sia accaduto successivamente – proseguono i consiglieri dem – non è ben chiaro a nessuno, ma fatto sta che i posti letto sono rimasti soltanto sulla carta nonostante siano stati già ampiamenti pagati dai cittadini calabresi».
«Ancora più preoccupanti le parole del sindaco di Rogliano – affermano ancora i consiglieri dem – il quale attribuisce i ritardi sulla realizzazione del reparto Hospice, così come altre inefficienze registrate sempre all’ospedale di Rogliano, a una certa preferenza concessa alla sanità privata, che poi è una sorta di imprinting generale della gestione del centrodestra negli ultimi anni, così come abbiamo più volte denunciato. In ogni caso è davvero arrivato il momento di fare chiarezza su quanto sta avvenendo all’ospedale di Rogliano e, come gruppo del Pd, ci attiveremo immediatamente, anche attraverso il deposito di un’apposita interrogazione, per avere contezza di quanto sia accaduto fin qui e, soprattutto, avere un cronoprogramma chiaro sui tempi effettivi della messa in funzione dei 14 posti letto».