Una lotta difficile in condizioni complicate dall’assenza di servizi sanitari. E dal ricorso forzato a cure a pagamento quando il sistema pubblico non riesce a rispondere. Katia C. è una donna coraggiosa che da tre anni combatte contro un tumore. Attraverso l’osservatorio civico Città attiva, ha lanciato un appello accorato al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, denunciando le gravi carenze del sistema sanitario a Vibo Valentia.

La sua storia, purtroppo, è solo una delle tante storie di ordinaria disperazione che si vivono quotidianamente nella provincia, dove la salute dei cittadini sembra avere un valore inferiore rispetto ad altre zone. «Caro signor Roberto Occhiuto – scrive la donna nella sua lettera -, le auguro il meglio e spero che l’esperienza che ha avuto la porti a cercare di migliorare la sanità intorno a tutti, soprattutto a Vibo Valentia. Qui si fanno ogni giorno i viaggi della speranza. Per fare radioterapia mi devo sorbire due ore di viaggio all’andata e altrettante al ritorno, un vero e proprio stress in tutti i sensi da anni ormai. Le posso assicurare che anch’io ho temuto di morire. Ho visto l’orrore: in tre anni e più ho sentito dolore fisico e psicologico, ho gridato di dolore prima di arrivare in alcuni dei Pronto soccorsi più organizzati; sono arrivata alla terapia del dolore per andarmene piano piano e soffrire il meno possibile, ma si vede che Dio per il momento non l’ha permesso e sempre Dio mi sta dando la forza di continuare a farmi km per controllarmi e curarmi altrimenti, per l’ospedale di Vibo Valentia in carenza di tutto, sarei già morta». 

«Lei non immagina i sacrifici anche a livello economico che ho fatto e che sto facendo – prosegue la lettera della donna – per poter andare avanti con i controlli e le cure, dovendomi spostare sempre da Vibo. Quando ho scoperto il cancro, sono arrivata a rompere i salvadanai delle mie bambine per potermi permettere i viaggi. Di sicuro non le interesserà questa mia lamentela, anzi credo sia abituato alle lamentele, ma lei ora sa bene dopo l’intervento che ha avuto cosa significa aver paura di morire sapendo di lasciare la famiglia e, nel mio caso, due bambine. La prego faccia qualcosa su Vibo Valentia, dove poche volte ho effettuato piccoli e normali controlli per non andare fuori e mi è stato detto che “non c’era il tempo” per “carenza di personale”, con tanto di prenotazione al Cup, questa è una vergogna. Continua a leggere su Il Vibonese.it.