L’Azienda torna alla normalità con l’ok ai conti dal 2013 al 2021 ma alcune analisi sono «deduttive» perché non ci sono pezze d’appoggio. La ricognizione evidenzia un'altra anomalia del passato: non si sa che fine abbia fatto parte dei soldi pubblici
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Le cifre ovviamente cambiano ma molti passaggi sono identici. Perché se è vero che l’Asp di Reggio Calabria ha “recuperato” approvando nove bilanci (quelli dal 2013 al 2021) e riallineandosi a una sorta di normalità, è altrettanto vero che quei documenti contabili restano caratterizzati da buchi e per molti versi rimangono un mistero.
Lo certifica la società Kpmg, arrivata in soccorso della sanità calabrese per ricostruire ciò che anni di contabilità orale avevano trasformato in un grande caos. L’attività di analisi supportata dall’advisor «ha portato – si legge nei bilanci approvati – all’individuazione e alla classificazione di alcuni macro-fenomeni contabili, ritenuti alla base degli scostamenti riscontrati». Si tratta di dati emersi rispetto ai quali si è reso necessario effettuare, in alcuni casi, valutazioni «qualitative». Non sempre i guai contabili sono stati individuati con certezza scientifica: spesso il percorso per riconoscerli «ha avuto origine deduttiva, poiché non è stato possibile il reperimento di documentazione formale a supporto presso l’Azienda». Insomma, in alcuni casi non c’erano le pezze d’appoggio.
Il bilancio sottolinea che «l’analisi dei mastrini contabili (cioè del piano dei conti dell’Azienda, ndr), reperiti prevalentemente in formato cartaceo, ha consentito di effettuare le analisi di maggiore dettaglio su scritture o conti specifici e tuttavia non ha consentito di procedere ad attività di analisi “massive”».
Il seguito della relazione è ancora più esplicito e rileva che «i dettagli» presenti arrivano «esclusivamente da dati di contabilità generale, ove disponibile una frammentazione analitica di conti, non necessariamente corredati da documentazione». I buchi restano, nonostante l’ok che cancella formalmente la storia dei bilanci fantasma.
Il riepilogo delle attività è, in effetti, un rosario di difficoltà: assenza di codici, limiti tecnici del sistema informativo, estrazioni contabili incomplete, informazioni limitate e una grossa quantità di fatture e note di credito che non è stato possibile verificare puntualmente. Il problema, in quest’ultimo caso, è che «spesso le scritture non fanno riferimento al fornitore o al numero fattura e inoltre sono presenti rilevazioni contabili “massive” di difficile riconciliazione».
D’altra pare anche le analisi degli scostamenti per gli anni 2013-2021 «non sempre hanno condotto a una chiara individuazione del fenomeno alla base dello scostamento».
In generale, anno per anno la situazione «è gravata da una enorme difficoltà a ricostruire gli accadimenti gestionali e contabili». E «l’analisi si è sviluppata solo attraverso la presa d’atto dei documenti rinvenibili in Azienda» anche perché, visto il lungo tempo trascorso, «non risultano più in servizio i dipendenti che erano impiegati nella gestione contabile».
C’è un altro metodo che le analisi dei conti fanno venire a galla: quello di riallineare i bilanci creando conti di transito chiamati “Partite da acclarare”. Su questi conti risultano presenti «partite di diversa natura e specie». Per ricostruire tutto sarebbe necessario «procedere a specifiche analisi sulla natura degli addebiti e alla loro regolarizzazione». Il fatto è che «le informazioni a disposizione e le interlocuzioni aziendali non sono state sufficienti per comprendere le movimentazioni osservate». È forse il punto interrogativo più grande che aleggia sui documenti contabili approvati: formalmente ora è tutto normale ma in pratica non è chiaro in che modo siano stati spesi i soldi dei cittadini.