Una 72enne che voleva prenotare un esame endocrinologico si è vista fissare l’appuntamento al 14 gennaio 2025, con tanti saluti al “prevenire è meglio di curare”
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Una vecchia pubblicità suggeriva che «prevenire è meglio che curare». Tra l’altro è lo spirito che incarna la medicina moderna: la prevenzione primaria mira a ridurre – in primissima battuta, ancor prima che curare – la mortalità e la morbilità. Proprio per questo le nuove strategie del sistema sanitario nazionale, nell’ambito della riforma dell’assistenza territoriale a valere sul Pnrr, definiscono un modello organizzativo che si pone l’obiettivo di avvicinare la sanità alle persone. Secondo il Ministero della Salute «il nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria consentirà al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee» disegnando «un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico».
Concetti fantastici, ricolmi di speranza, se non fossimo in Calabria. Perché se è vero che la politica cammina sulle gambe degli uomini ed alla politica tocca migliorare la qualità della vita dei cittadini, in questo caso dei calabresi, allora passare dal dire al fare – come si suol dire – c’è di mezzo il mare.
La traduzione, quindi, in fatti concreti della riforma del sistema sanitario nazionale, a queste latitudini resta, ancora, utopica. Non solo perché gli ambulatori territoriali gestiti dai distretti sanitari, tranne qualche sporadica esperienza, lavorano a singhiozzo – e non mancano episodi di visite specialistiche prenotate e medici assenti anche più volte, come accaduto a Corigliano Rossano nei giorni scorsi, pare, con tanto di esposti e denunce alle forze dell’ordine – ma anche perché la stessa prevenzione è un’illusione che si perde nei meandri del cup (centro unico di prenotazione) regionale presentato nei mesi scorsi come salvifico.
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La realtà quotidiana, tuttavia, è ben diversa dalle parole e dalle seppur buone intenzioni se accade che una “semplice” visita endocrinologa di controllo – dunque nell’ambito della tanto sbandierata prevenzione – sia fissata tramite il cup regionale “solo” il 14 gennaio 2025. Forse un po’ troppo tempo per una 72enne che si è vista fissare quell’appuntamento alla richiesta di un consulto medico, ovviamente con tanto di ricetta del suo medico di assistenza primaria, dopo un primo appuntamento più ravvicinato nel tempo rifiutato perché molto distante da casa sua.
Il fatto è accaduto a Corigliano Rossano nei giorni scorsi e non è l’unico perché prassi divenuta ormai consolidata nella quotidianità, a tal punto da non suscitare più reazioni nell’ormai avvilito e assuefatto cittadino. Il che è ancora peggio.