La luminare della chirurgia toracica guarda al 2025 come a un anno di svolta per l’Annunziata: «Arriveranno altri colleghi carichi di entusiasmo per incrementare il livello qualitativo delle prestazioni. Con l’obiettivo di fermare l’emorragia dei pazienti verso le regioni del Nord»
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Quando il nostro network aveva anticipato l’approdo di Franca Melfi alla guida della chirurgia toracica dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, per rendere l’idea dello straordinario calibro di questa luminare della medicina, avevamo utilizzato una metafora calcistica paragonando la presidente della Società europea di chirurgia cardiotoracica a Diego Armando Maradona. E quando in squadra si può contare su un personaggio come Maradona, è giusto puntare a giocare in serie A. Anzi, pure a vincere il campionato.
Le sinergie attivate all’Annunziata con l’Università della Calabria, all’indomani dell’avvio nel campus di Arcavacata, del corso di laurea in medicina e chirurgia, hanno creato il contesto ideale per favorire l’arrivo della professoressa originaria di Oriolo. Una congiuntura divenuta terreno fertile per rilanciare la sanità all’indomani delle gravi criticità emerse durante l’angoscioso periodo della pandemia da Covid.
Entusiasmo contagioso
«Se non fossi entusiasta di questa esperienza, non sarei qui – esordisce –. L’ho già detto più volte: all’Annunziata ho trovato competenze mediche e infermieristiche oltre le mie aspettative. Quando ho deciso di venire a Cosenza, molte persone hanno cercato di dissuadermi. Mi hanno detto: ma dove vai? Ma sei matta? Ma cosa vai a fare? Ma poi mi sono ritrovata ad operare in una realtà molto positiva». Nel 2001 fu la prima persona al mondo a sfruttare la chirurgia robotica per trattare un tumore polmonare. A Pisa, dove si è formata e dove poi ha intrapreso la carriera di medico e di docente, ha contribuito in maniera determinante ad allestire il più grande centro europeo di chirurgia robotica in una struttura pubblica. A Cosenza la robotica è giunta nella sala operatoria in tempi relativamente recenti: «Naturalmente applicare alla sanità le nuove tecnologie comporta enormi vantaggi per i pazienti in termini di risultati. Io mi occupo in maniera specifica di tumore del polmone e naturalmente intervenire in maniera mininvasiva, praticando delle incisioni di misura inferiore al centimetro, è completamente diverso dal dover impiegare il bisturi per aprire il torace. E però – aggiunge – queste macchine sono bellissime, meravigliose. Ma vanno guidate con criterio. Tutti i sistemi robotici hanno bisogno di clinici, quindi è importante avere le competenze».
Duplice primato
Franca Melfi poi detiene un secondo primato, quello di essere la prima donna a guidare la Società europea di chirurgia cardiotoracica. La nomina è maturata nell’ottobre del 2023. «Certo non me lo aspettavo – afferma – anche perché purtroppo l'ambito cardio-toracico è ancora molto maschilista. Lo dico non in termini negativi, ma solo per sottolineare che vi è una scarsa percentuale di donne, circa il venti percento. Racconto sempre un episodio accaduto molti anni fa quando ero molto più giovane. Nel corso di una conferenza stampa in cui, in una sala piena di chirurghi maschi ero l’unica donna, l’allora direttore dell'Ansa mi chiese come mi sentissi in mezzo a tanti uomini ed io con naturalezza, risposi di aver sempre considerato questi chirurghi come colleghi, a prescindere dal sesso. Mi ritengo una persona molto fortunata perché ho fatto esattamente quello che io volevo fare, per cui onestamente, tante problematiche non me le sono poste. Oggi, guardando indietro con occhi più critici, vedo in effetti un percorso in salita che ho dovuto combattere magari senza rendermene neanche conto».
«Mio padre la mia guida»
Non è un mistero che a sostenere gli studi di medicina di Franca Melfi sia stato soprattutto suo padre: «Non è che mia madre non volesse. Ma lei era cresciuta in una famiglia di medici per cui ha sempre visto la medicina come elemento di una vita piena di sacrifici. Per cui inizialmente erano state valutate altre scelte. Poi papà che era il mio idolo, lo è ancora anche se non c'è più ed è stata la mia guida per tutto quello che ho fatto nella mia vita, è stato il mio complice nel fare accettare a mamma la mia scelta. Per cui è stato per me un grandissimo supporto».
Cosentina di nascita, toscana di adozione, Franca Melfi ha vissuto a Pisa negli ultimi quarant’anni «in una regione in cui, come accade pure in altri contesti come quelli dell’Emilia Romagna e del Veneto, la sanità pubblica è fortemente rappresentata grazie al lavoro di squadra, condotto pure da tanti professionisti originari del Sud. Per rilanciare il comparto anche in Calabria, penso che dobbiamo evitare l’individualismo e puntare sulle sinergie. Secondo me questa potrebbe essere una buona ricetta».
Momento storico
Sinergie che Franca Melfi ha percepito anche in riva al Crati: «In sala operatoria ho trovato una situazione ottimale. Tra l'altro uno dei chirurghi toracici in servizio qui si è formato proprio a Pisa. Sa cosa le dico? Quando sono in sala operatoria mi sembra di non essermi mai mossa dalla Toscana. Penso che Cosenza stia vivendo un momento storico, di grande positività. C'è questa sorta di rivoluzione. Che però deve essere accompagnata pure da una rivoluzione culturale. La popolazione deve imparare ad avere fiducia nella sanità calabrese e noi dobbiamo fare di tutto affinché i cittadini possano fidarsi di noi. Auguro ai calabresi che il 2025 possa essere l’anno della nuova cultura, dell'integrazione e soprattutto del binomio Unical-Annunziata. So che arriveranno altri validi colleghi e sono tutti molto entusiasti e spero che insieme riusciremo a fermare la drammatica emorragia di pazienti verso le strutture del Nord Italia».