Il sindacato solleva dubbi sulle procedure seguite, sulla tecnica usata e sulla presenza in sala operatoria di Maselli: «Non ha contratti con la Dulbecco. Questa vicenda rappresenta un sistema che perpetua le disuguaglianze»
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Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto è stato dimesso dall’Azienda ospedaliera universitaria Dulbecco di Catanzaro a una settimana dall’intervento che ha dovuto subire a seguito di una diagnosi di severa insufficienza mitralica. Ora dovrà affrontare la riabilitazione prima di tornare a svolgere appieno le sue mansioni da governatore. Però a Occhiuto, secondo il sindacato Usb sarebbe stato riservato un trattamento «privilegiato». Il sindacato parla di una disparità di accesso alle cure per il governatore se messe a paragone con quelle riservate a un cittadino calabrese qualunque.
L’Unione sindacale di base (Usb), in una nota, ricostruisce la vicenda e spiega alcuni passaggi chiave. Di seguito il comunicato stampa dell’organizzazione sindacale:
«Usb Calabria intende esprimere i propri auguri di pronta guarigione al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sottoposto nei giorni scorsi a un delicato intervento chirurgico. La salute per noi è un diritto fondamentale, ed è proprio per questo motivo che la nostra organizzazione sindacale ha scelto di attendere le dimissioni ospedaliere del presidente prima di intervenire pubblicamente, nel rispetto che si deve a ogni cittadino in condizioni di fragilità. Tuttavia, riteniamo doveroso denunciare alcune gravi criticità emerse da questa vicenda, che mettono in evidenza una disparità di trattamento inaccettabile nella sanità calabrese.
L’intervento cui è stato sottoposto il Presidente Occhiuto, una plastica della valvola mitrale eseguita con tecnica endoscopica mininvasiva e tecnologia 3D di ultima generazione, rappresenta un’opzione chirurgica all’avanguardia, capace di ridurre significativamente i tempi di recupero e le complicazioni post-operatorie. Tuttavia, questa procedura non è normalmente garantita ai cittadini calabresi. Nei nostri ospedali, un intervento di questo tipo è realizzabile esclusivamente tramite sternotomia, con il torace aperto, una modalità che comporta degenze più lunghe e rischi di infezioni molto più elevati. Questo episodio solleva dunque interrogativi gravi sulla reale equità di accesso alle cure nella nostra regione.
Non possiamo tacere, inoltre, sugli aspetti di gestione amministrativa e sanitaria che questa vicenda porta alla luce. La presenza in sala operatoria del dottor Daniele Maselli, cardiochirurgo di chiara fama ma privo di qualsiasi contratto con l’Azienda Dulbecco, solleva dubbi sul legittimo utilizzo delle risorse pubbliche. È legittimo chiedersi come sia stato possibile che un professionista privato abbia avuto accesso a una sala operatoria pubblica, con la collaborazione di personale medico pagato dai calabresi, senza che ci fosse alcuna forma di autorizzazione o convenzione ufficiale. E ancora, come è possibile che i vertici aziendali – il Commissario Generale Dottoressa Carbone, il Direttore Amministrativo Dottor Mantella e quello Sanitario Dottor Perri– non fossero a conoscenza di quanto stava accadendo?
Il sistema sanitario pubblico è stato strumentalizzato per garantire un privilegio inaccettabile a un paziente “eccellente”. Una condotta che disonora l’intera categoria medica e che non può essere giustificata in alcun modo. Forse ad alcuni professionisti non è chiaro che non lavorano più per una clinica privata ma adesso sono pagati con le tasse dei cittadini calabresi, ed a loro che devono rispetto e non al potere politico.
Forse loro non sanno che proprio mentre operavano il presidente Occhiuto, garantendogli prestazioni a cui altri calabresi non hanno accesso, 200 cittadini di Castrovillari stavano manifestando sotto la pioggia davanti l’Asp di Cosenza per difendere un presidio ospedaliero che fornisce loro semplici cure basilari.
Questa vicenda non è solo un episodio di cattiva gestione, ma il simbolo del modello sanitario che il presidente Occhiuto e le forze politiche che rappresenta hanno in mente: un sistema che abbandona la vocazione universalistica per abbracciare logiche classiste, dove l’eccellenza è riservata a pochi privilegiati mentre la maggioranza della popolazione è costretta a subire carenze strutturali e organizzative. Questo modello non è altro che la prosecuzione di una sanità privatistica, cinica e spietata, che crea disuguaglianze profonde e alimenta la sfiducia dei cittadini.
Infatti, come dimenticare che il cardiochirurgo che ha operato Occhiuto, lo stesso dottor Maselli, ha legami profondi con il controverso passato della sanità privata calabrese. Per anni, Maselli ha lavorato al Sant’Anna Hospital, una clinica privata nota non solo per i suoi lauti compensi allo stesso Maselli – fino a 120mila euro al mese – ma anche per le sue vicende giudiziarie, tra cui la presunta sottrazione di risorse al sistema sanitario regionale e gravi irregolarità amministrative. Una figura che incarna perfettamente la deriva verso una sanità elitaria che Occhiuto, a parole, dice di voler combattere ma che nei fatti sembra continuare a sostenere.
Il presidente Occhiuto ha scelto inequivocabilmente la sanità privata. Pur non scegliendo una struttura privata dove opera il dott. Maselli, si è permesso il “privilegio” di utilizzare una struttura pubblica per un medico che con il Servizio sanitario regionale non ha alcun rapporto. Come Usb, non possiamo esimerci dal denunciare la palese arroganza di potere che questa vicenda racconta. La possibilità di chiamare un chirurgo privato, che lavora tra Napoli e Bari, per un intervento in un ospedale pubblico è un privilegio che nessun altro cittadino calabrese avrebbe potuto permettersi. Questa arroganza non ci sorprende, perché è l’espressione diretta di un sistema che perpetua disuguaglianze e alimenta la sfiducia nelle istituzioni.
La sanità non è uguale per tutti, e la vicenda Occhiuto ne è l’ennesima, triste conferma. Come Usb continueremo a lottare affinché la salute torni a essere un diritto universale e non un privilegio riservato a pochi. I cittadini calabresi meritano una sanità pubblica efficiente, trasparente e accessibile a tutti, senza distinzioni di ceto o potere. È tempo di dire basta a un sistema che, anziché servire il popolo, serve sé stesso».