Il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza fa il punto anche su aviaria e patologie zoonotiche. «Due casi di influenza in rianimazione. I nostri neonati sono stati vaccinati al Vrs, l’aviaria al momento non preoccupa. Dopo bluetongue e peste suina allevamenti a rischio afta epizootica»
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Il direttore sanitario dell'Asp di Cosenza, Martino Rizzo
Meglio stare all’erta, senza mai abbassare la guardia, perché l’esperienza insegna. L’allarme influenza stagionale, quindi, preoccupa ma sembra essere sotto controllo. È quanto spiega a LaC News24, Martino Rizzo, direttore sanitario dell’Asp di Cosenza.
«Il picco di gennaio è già arrivato e sta facendo danni. In queste ore abbiamo registrato i primi due casi gravi, ricoverati in terapia intensiva, ma si tratta comunque di pazienti fragili ed a rischio complicazioni».
Nel ricordare l’importanza dei vaccini antinfluenzali, Rizzo specifica anche che negli ospedali gestiti dall’Asp di Cosenza (gli spoke di Corigliano Rossano, Castrovillari, Paola Cetraro, Acri, San Giovanni in fiore, Trebisacce e Cariati) si stanno registrando «iperafflussi, soprattutto di bambini, ma i casi gravi sono in numero ridotto».
L’influenza stagionale «risulta più virulenta rispetto agli anni scorsi, con una sintomatologia più intensa e febbre alta che dura qualche giorno più del solito. Per fortuna i neonati della provincia di Cosenza, quindi i nati negli spoke ed all’ospedale di Cosenza sono stati immunizzati contro il virus respiratorio sinciziale».
Quindi, per quanto possa essere virulenta e aggressiva, la situazione influenza nel territorio cosentino risulta essere «sostanzialmente tranquilla», anche se si stanno manifestando «molti casi di polmonite, nella maggior parte dei casi curabili a domicilio dai medici di medicina generale».
Il picco, peraltro, «è già in corso e dovrebbe iniziare la decrescita dei casi, seppure con qualche coda fino a marzo».
«Aviaria, evitiamo gli allarmismi»
«Continuano ad essere diffusi allarmi sulle infezioni virali, che tanto danno stanno creando, soprattutto per gli effetti economici. L'ultimo, in ordine di tempo, è l'influenza aviaria, o influenza dei polli, o meglio, del pollame, perché riguarda polli, ma anche oche, tacchini, quaglie, faraone, e uccelli selvatici, con i volatili acquatici come anatre, cigni, gabbiani, aironi, cicogne a fungere da serbatoi. Nel 2024 – spiega ancora Rizzo – si sono registrati 79 casi umani in tutto il mondo. Il 2025, però, è iniziato male, con diversi casi negli Stati uniti ed un decesso».
«Giusto», quindi, «l'allarme, giusta la prevenzione, con tutti gli interventi previsti per evitare la diffusione del virus negli animali, giusta l'allerta dei servizi veterinari, ma evitiamo gli allarmismi. Perché abbiamo già immagazzinato esperienza con l’epidemia di influenza aviaria del 1997, perché sappiamo che il virus potrebbe effettuare il salto di specie e quindi arrivare all'uomo attraverso una combinazione tra influenza umana e aviaria, con una probabilità di trasmissione da uomo a uomo bassa o nulla, salvo future mutazioni, perché i virus tenderebbero ad adattarsi all'ospite attenuando la propria virulenza anche se spesso non è proprio così».
Lo spillover, dunque, al momento non preoccupa.
La zoonosi
Secondo Martino Rizzo, già dirigente del Servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’Asp di Cosenza, ad essere preoccupati sono, piuttosto, gli allevatori.
Al momento l’influenza aviaria è a «rischio alto per animali da allevamento e selvatici; a rischio moderato/basso per allevatori e altro personale degli allevamenti esposto a casi confermati, a rischio nullo, al momento, per la popolazione generale».
A proposito di allevatori, «sono imprenditori, ma animati da grande passione e, negli ultimi tempi risultano i più esposti ai virus, sia economicamente, sia personalmente. L'influenza aviaria è l'ultimo guaio in ordine di tempo, ma c'è la bluetongue (lingua blu), la Psa (peste suina africana), e si aspetta l'Afta epizootica. Dobbiamo essere al loro fianco, e non solo per aiutarli dal punto di vista sanitario», conclude Rizzo