Il personale assente non viene sostituito e chi lavora è obbligato a svolgere doppi e tripli turni. L'azienda ospedaliera sollecitata dal sindacato per avviare le sostituzioni
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Non è solo la carenza “ordinaria” di sanitari a fiaccare le attività assistenziali degli ospedali. Specialisti quasi introvabili, soprattutto in alcuni reparti e alle nostre latitudini, dove un turno in reparto può facilmente trasformarsi nella migliore delle ipotesi in una esperienza stressante, spiacevole o traumatica nella peggiore.
Raramente si lavora, infatti, con organici a pieno regime. In primo luogo, a causa di una carenza divenuta ormai strutturale a cui però si aggiungono ulteriori vuoti d’organico determinati dall’assenza di personale per malattie o maternità, non colmati e che contribuiscono ad aggravare le condizioni di chi in turno è chiamato a sobbarcarsi di una maggiore mole di lavoro.
Vuoti nei turni
È così, ad esempio, al presidio Pugliese dell’azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro, dove l’organico su carta quasi mai coincide con quello effettivo con voragini nei turni che creano scompensi anche per l’assistenza. Nel reparto di terapia intensiva neonatale il 10% degli infermieri risulta assente per maternità; al pronto soccorso sono più di una decina quelli che pur presenti in organico non svolgono i turni perché in maternità o assenti per malattia.
Il personale assente, tuttavia, non viene sostituito e chi resta è costretto a svolgere doppie o triple mansioni, rendendo ancora più stressante il lavoro in corsia, in un ospedale in cui le degenze sono sempre sold out e l’assistenza richiesta senza soluzione di continuità. Il fenomeno è, infatti, endemico ed attraversa tutti i reparti.
Maternità e malattie
Maternità e astensioni obbligatorie sono le cause che maggiormente allontanano i dipendenti dalle corsie, circa 65 gli infermieri assenti nel presidio ospedaliero al momento non ancora sostituiti a cui bisogna ancora aggiungere gli assenti per malattia. Buchi nei turni che durano anche per svariati mesi, e che alimentano la fuga dei sanitari dal pubblico, dove vengono sottoposti a condizioni lavorative di enorme stress, verso il privato o all’estero, dove al contrario possono godere di trattamenti economici più vantaggiosi e di incarichi meno usuranti.
Verso la soluzione
Dopo una lunga interlocuzione avviata dal sindacato di base con il management, sembra però che i vertici aziendali abbiano assunto l’impegno di procedere alle sostituzioni del personale attraverso nuove assunzioni per la durata dei periodi di assenza. Un incontro sindacale dall’esito positivo si è, infatti, avuto nei giorni scorsi con il rappresentante del comparto sanità, Vittorio Sacco, che ha rassicurato sulle imminenti procedure di sostituzione.