Nell’ultimo report del tavolo interministeriale che vigila su conti e prestazioni emerge un fenomeno inspiegabile che aggrava i bilanci. Il commissario Occhiuto invitato a approfondire le cause di quello che appare come uno spreco evitabile (ASCOLTA L'AUDIO)
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L’invito viene chiaramente rivolto al nuovo commissario ad acta per il piano di rientro, Roberto Occhiuto, che – in considerazione dei poco lusinghieri risultati conseguiti dal suo predecessore – dovrà adesso farsi carico della gestione della sanità calabrese. E non solo del disordine contabile alimentato per anni dal caos amministrativo che impera in alcune aziende del servizio sanitario ma, soprattutto, di assicurare una assistenza capace di contenere le fughe dei calabresi al di fuori dei confini territoriali. Il presidente e commissario dovrà, quindi, tener conto – nella redazione del nuovo programma operativo 2022/2023 – anche di una analisi contenuta nell’ultimo verbale del tavolo interministeriale che passa in rassegna le cause all’origine della mobilità sanitaria in Calabria.
Il report sulla sanità Calabrese
Il report viene realizzato utilizzando i dati relativi al 2019 sfruttando una «una metodologia in corso di sviluppo» ma decisamente utile a valutare le ragioni che spingono molti calabresi a curarsi in altre regioni d’Italia. Il risultato, come spesso accade, è sorprendente. Secondo i dati in possesso del ministero della Salute, ben il 72,5% della mobilità extraregionale viene valutata come evitabile e solo il 27,5% come inevitabile o accettabile. Insomma, in quest’ultimo caso si tratterebbe di una quota quasi fisiologica e ascrivibile a determinati fattori.
Falsa mobilità
In primo luogo, la mobilità apparente: ovverosia, quei ricoveri erogati nella regione di domicilio, diversa da quella di residenza. Il ministero della Salute la denomina «falsa mobilità» e in Calabria ha un peso dell’8,4%. Vi sono poi i ricoveri per alta complessità: si tratta di prestazioni erogate in strutture specializzate e in Calabria pesano per il 10,1%. Infine, i ricoveri in urgenza per pazienti che abbiano fatto accesso attraverso il pronto soccorso (8,2%).
Ricoveri inspiegabili
La restante quota di spostamenti dalla Calabria verso altre regioni d’Italia viene bollata da Roma come evitabile. Un 72,5% su cui i due ministeri affiancanti chiedono al commissario ad acta di intervenire «a livello di programmazione regionale per contenere il fenomeno della mobilità evitabile e non fisiologica». Della fetta più grossa – il 59,1% - neppure da Roma si riesce a fornire una spiegazione ma su 50.699 ricoveri effettuati fuori regione ben 29.976 vengono classificati come «quota di ricoveri non spiegata» e «da ridurre il più possibile».
...e quelli inutili
Vi è poi il record dei ricoveri inappropriati. In sintesi, si tratta di prestazioni che potrebbero essere erogate anche non in regime di ricovero ma che in questa forma “pesano” (costano) di più. Ebbene, nel 2019 la Calabria ha pagato ad altre regioni ben 6.330 ricoveri superflui: in termini percentuali il 12,5% che da Roma consigliano di «abbattere completamente». E infine la mobilità di prossimità, ovvero quei ricoveri che avvengono in una regione limitrofa e che rispondono a determinati requisiti: distanza minore o uguale a 50 chilometri, tempo di percorrenza minore o uguale a 60 minuti. In Calabria questa forma di mobilità pesa per lo 0.9% e si registra soprattutto nelle province di Cosenza e Reggio Calabria. Il consiglio è quello di stipulare accordi interregionali ma più in generale si invita il commissario «ad attenzionare ed approfondire le cause della mobilità considerata “evitabile” al fine di strutturare la programmazione regionale».
L'insostenibile peso dell'emigrazione sanitaria
Più che un invito, un obbligo se l’obiettivo è il risanamento dei conti. La fuga dei calabresi - per ragioni tutt’altro che chiare - ha, infatti, un peso considerevole nei bilanci regionali. È sempre nel verbale che si dà conto dell’ennesimo salasso: il saldo per la mobilità extraregionale e internazionale «per l’anno 2021 è pari a -288 milioni di euro, migliorativo rispetto all’anno 2020 di circa 2 milioni di euro». Un esborso che potrebbe, certamente, essere alleviato grazie alle nuove modifiche introdotte al decreto Calabria bis con una serie di emendamenti approvati lo scorso dicembre dal Parlamento che prevedono l’esclusione dal riparto annuale del fondo sanitario del computo della mobilità passiva fino al 2026.
Effetti di lungo periodo
Proprio in ragione di ciò, la programmazione sanitaria - già a partire dal 2022 - dovrà tener conto di questo strumento «che determina un rilevante vantaggio immediato per la Regione Calabria sia in termini di competenza economica che di cassa» ma che inizierà a «produrre effetti dal 2024 in conseguenza del meccanismo di compensazione della mobilità extraregionale che registra gli accadimenti con ritardo rispetto al momento di effettiva manifestazione (2 anni e 1 anno)».