Il target nazionale tra la chiamata al 118 e l’intervento è di 18 minuti, ma a Reggio Calabria ne servono 35, a Cosenza 30. Il servizio non decolla nonostante l’Asp bruzia abbia speso oltre nove milioni di euro per mezzi di soccorso nuovi ed i “catorci” rifilatici dalla Lombardia
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Le ambulanze parcheggiate fino a una settima fa a Montalto Uffugo
Ormai non fa quasi più notizia. Ennesimo rapporto sulla sanità, ennesima maglia nera, anzi nerissima, per la Calabria. L’ultimo rapporto di Agenas indica tra le cinque peggiori aziende sanitarie del Paese, due calabresi: Crotone che si piazza al 2° posto e Vibo Valentia al 5°.
Ancora peggio va sulla prevenzione degli screening oncologici. Tra le cinque peggiori Asl italiane quattro sono calabresi, con Avellino che ci ha tolto la soddisfazione dell’en plein.
Ma il dato davvero preoccupante è quello relativo ai tempi dei soccorsi ovvero il tempo che intercorre fra la telefonata al 118 e l’arrivo dell’intervento. Anche qui primeggiamo con l’Asp di Reggio Calabria che offre tempi medi d’attesa di 35 minuti, i più lunghi d’Italia. Ne servono invece 31 per Vibo Valentia, 30 per Cosenza, 28 per Catanzaro, 26 per Crotone. Tempi biblici se pensiamo che il target fissato in Italia è di 18 minuti. Tra l’altro la questione è stata anche oggetto di rilievi da parte del tavolo interministeriale di controllo che ha contestato al commissario questi numeri. Per questo Roberto Occhiuto si è messo subito in moto, creando a Cosenza una sala innovativa per gestire le chiamate che arrivano al 118.
Azienda zero, invece, ha dato mandato all’Asp di Cosenza di organizzare – per tutta la Regione – il servizio di emergenza/urgenza.
A Cosenza sono stati spesi oltre 9 milioni fra ambulanze comperate di seconda mano dalla Lombardia e ambulanze nuove di zecca. Qualcuna, come abbiamo già scritto sul nostro giornale, per la precisione 25 sono prive di airbag lato passeggero, ma regolarmente omologate dalla Motorizzazione Civile. Quindi i mezzi sono in circolazione nonostante sull’ambulanza debbano viaggiare non solo l’autista, ma anche un medico e un infermiere. Altre 30 sono nuove di zecca. In totale l’Asp di Cosenza ha acquistato circa 90 ambulanze.
In più anche una batteria di auto mediche. La vicenda è stata anche oggetto di attenzione da parte delle “Iene” che ha parlato senza mezzi termini di “catorci” che ci sono stati rifilati da Areu Lombardia che doveva dismettere i mezzi acquistati dalla Calabria. Il problema è che queste ambulanze, dopo aver fatto una sorta di sfilata sotto la Cittadella regionale per la foto di rito, in molti casi non sono mai entrate in funzione.
Gran parte hanno stazionato prima a Settimo di Montalto Uffugo in un perimetro privato. Poi sono transitate in un noto capannone dell’area industriale di Rende, sempre di pertinenza privata. Perché sono inutilizzate? Una prima risposta potrebbe essere l’assenza di autisti visto che le graduatorie sono state bloccate da un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Cosenza che ha avviato indagini sul concorso. Nell’esposto si parla chiaramente di graduatorie poco trasparenti visto che tra i requisiti c’era anche quello di avere almeno cinque anni di esperienza come autista soccorritore.
Piccolo particolare: tra i vincitori del concorso risulta anche un ventunenne.
Poi c’è stato il caso delle Asp calabresi che dopo aver firmato un accordo sul fabbisogno di autisti e sulla circostanza di dover prenderli dalla graduatoria formata da Cosenza o non hanno proceduto proprio alle assunzioni (come il caso di Reggio Calabria) o lo hanno fatto con grandi ritardi (come nel caso di Crotone). Insomma siamo in presenza del classico circolo vizioso. Ma senza autisti che senso ha avuto spendere oltre 9 milioni di euro?