Ha destato grande impressione nell’opinione pubblica l’incendio divampato all’ospedale di Tivoli e che ha provocato tre morti e diversi intossicati. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, nell'immediatezza dei fatti, ha detto: «La sicurezza negli ospedali per noi è una priorità, non a caso abbiamo messo risorse, centinaia di milioni, per l'antincendio e l'antisismica. Continuiamo a lavorare, tanti ospedali nel Lazio hanno problemi antincendio».

Il punto è che questi problemi non si registrano solo nel Lazio. Quasi un anno fa, il 18 gennaio per la precisione, è stato effettuato un sopralluogo tecnico presso la centrale di sterilizzazione dell’azienda ospedaliera di Cosenza. I rilievi tecnici sono stati effettuati da Nicola Buoncristiano, ingegnere clinico, con una vastissima esperienza di management sanitario. Il rapporto tecnico contiene una serie di criticità inquietanti, a partire proprio dal sistema anti-incendio. L’esperto scrive infatti, nero su bianco, che questo è completamente sprovvisto di sistemi di protezione attive e passive (presente solo qualche estintore); sono assenti le porte tagliafuoco e manca un piano di evacuazione. Se dovesse scoppiare un rogo, insomma, la situazione potrebbe precipitare velocemente.

Anche sull’impianto elettrico di distribuzione la situazione è critica. Ecco quello che scrive Buoncristiano: «I punti presa sono per la maggior parte usurati e non idonei; i quadri elettrici non sono a norma secondo le nuove regole di sicurezza; le messa a terra non sono verificate da tempo e l’intero impianto non sarebbe a norma secondo le moderne disposizioni di legge».

Ma l’appunto più grave della relazione riguarda la situazione complessiva di macchine e attrezzature. Buoncristiano scrive che «allo stato tutte le macchine, gli arredi e le attrezzature sono obsolete e con caratteristiche energetiche e logistiche non in linea con le attuali normative. Inoltre sussistono gravissime difficoltà a reperire pezzi di ricambio per la manutenzione straordinaria». Se si dovesse rompere qualcosa, insomma, sarebbe un bel problema trovare dei pezzi di ricambio.

Non va meglio sotto il profilo della struttura fisica. A questo Buoncristiano dedica molto spazio a partire dalla pavimentazione che ha 20 anni d’età e si presenta rappezzata e usurata in diversi punti con alcune infiltrazioni di umidità che hanno prodotto rigonfiamenti e distacchi del massetto. Stessa cosa il controsoffitto. Qua Buoncristiano sembra svelare il mistero della presenza di mosche, registratasi circa un anno fa, in sala operatoria. «Si rivela l’assenza in alcuni punti - scrive infatti l’ingegnere - di pannelli di controsoffittatura. Ciò comporta l’accesso diretto al solaio soprastante con rischio di caduta di polveri e con possibile presenza di insetti che possono aver nidificato all’interno dell’intercapedine fra solaio e controsoffittatura».

Una situazione davvero critica al punto che dopo qualche giorno, l’otto febbraio in realtà, c’è stato un nuovo sopralluogo questa volta effettuato dai tecnici interni all’azienda ospedaliera e dai tecnici dell’azienda Servizi ospedalieri. Molte delle segnalazioni effettuate da Buoncristiano vengono confermate anche in questo verbale. Si parla anche di una serie di riunioni con i vigili del fuoco e i responsabili dell’ufficio tecnico dell’ospedale per arrivare ad un piano complessivo antincendio che dovrebbe riguardare non solo le sale operatorie, ma tutto l’ospedale. Non sappiamo però se questo piano è stato effettivamente varato e se sia attualmente operativo. In caso contrario pensiamo si debba procedere con la massima urgenza.