Nessun trasferimento verso l'ex policlinico per decongestionare il presidio ospedaliero. Nelle corsie personale stremato e amareggiato: «Inutile chiamare a Germaneto tanto i pazienti non li prendono». Sedute operatorie dimezzate per carenza di anestesisti
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Se qualcuno si aspettava un sensibile miglioramento delle condizioni di lavoro o della qualità nella gestione dei pazienti sarà rimasto molto deluso. Anche quest’anno tutto secondo copione: pronto soccorso preso d’assalto, obi e reparti in overbooking, barelle attrezzate in postazioni di fortuna, nei corridoi, con degenti nascosti alla vista dei passanti da uno striminzito separé.
Un copione consumato
Nel presidio ospedaliero “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro è un’altra estate di passione ma con l’aggravante, questa volta, di far parte del «più grande hub sanitario della Calabria e probabilmente uno dei più grandi del sud Italia», anche se attraversando i corridoi del nosocomio – soprattutto in questo periodo di superlavoro - si stenta a crederlo. Di certo non per i numeri, il pronto soccorso galoppa verso i 60mila accessi, piuttosto per il clima di non più latente sfiducia.
Straordinaria normalità
Quel che si percepisce è amarezza, personale sanitario stremato sotto la pressione dell’iperafflusso di pazienti, il pronto soccorso - ancora - trasformato in un collo di bottiglia che non trova sfogo nelle degenze ospedaliere sovraffollate e neanche in quelle meno sovraffollate universitarie.
Duri d'orecchio
«Inutile chiamare a Germaneto» si sfoga qualcuno. Più che rassegnato, amareggiato dai proclami che hanno accompagnato la storica stipula del protocollo d’intesa che ha poi sancito l’unificazione delle due aziende cittadine in un’unica macrostruttura, «il più grande hub della Calabria», appunto. Mai nata, nei fatti, nell’aprile dello scorso anno.
A due marce
Preistoria per chi si aspettava un miglioramento delle condizioni di lavoro o della qualità nella gestione dei pazienti. Le aspettative sono rimaste deluse, da soli in trincea ci sono rimasti i sanitari di "Catanzaro nord" mentre a sud si continua la placida esistenza degli interventi programmati e delle visite ambulatoriali, pure queste programmate. Con rare ed esemplari eccezioni.
Tutto sold out
«Lì si lavora come in una clinica privata». Si mastica amaro nell’unico presidio per ora dotato di pronto soccorso e di un reparto di prima emergenza. Dove tutto è sold out, tranne che gli organici. Ferie, gravidanze, malattie; turni falcidiati dalle assenze. «Inutile chiamare a Germaneto, tanto i pazienti non se li prendono» è il refrain e ciò che continua a vanificare l’ambizioso progetto ancora frenato da «comprensibili resistenze».
Il biblico nulla osta
Dimezzate le sedute operatorie per mancanza di anestesisti, nonostante il trasferimento di alcuni camici bianchi dal policlinico al Pugliese che operano in supporto e anche in regime di prestazioni aggiuntive. E si attende ancora il nulla osta da parte dell’università per attingere specializzandi dalla graduatoria del concorsone gestito dall’Asp di Catanzaro.
Il girone dantesco
«Alcuni giorni il pronto soccorso si trasforma in un girone dantesco». Qui dove i tempi di attesa diventano interminabili ma mai nessun paziente è stato rifiutato, l’assistenza garantita senza soluzione di continuità anche se in condizioni precarie e spesso al costo di un grave sforzo personale e professionale. Nella speranza che «le spinte visionarie» non siano tanto flebili da cedere, presto o tardi, all’imperante «approccio distopico». «Mai come quest'anno» si sussurra, intanto, a denti stretti nei turni frenetici del presidio a nord.