Ha preso corpo a Paola, baricentro del distretto sanitario che sulla fascia tirrenica cosentina – nel tratto tra Tortora e Amantea – comprende trentatré comuni, il progetto denominato “Il coraggio di sperimentare”, con cui l’organizzazione no profit Adiss intende affrontare, con l’ausilio delle istituzioni e dell’Azienda sanitaria provinciale, la delicatissima tematica connessa ai disturbi dello spettro autistico.

L’incontro, aperto dall’avvocato Aldo Longo nella sua qualità di presidente dell’ente organizzatore, ha visto partecipi relatori di altissimo profilo, tra i quali: Luigi Lupo, che ha parlato in nome dell’associazione “Calcia l’Autismo APS”; la direttrice del distretto Asp, Angela Riccetti; la portavoce del Forum Terzo Settore del tirreno cosentino, Concetta Grosso; e le due esperte che hanno curato il progetto, Erminia Mannarino, neuropsichiatra infantile, e Rosangela Pepere, assistente sociale operante per Adiss.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Giovanni Politano, che per l’appuntamento ha messo a disposizione l’auditorium “F. Ferrari” del complesso in cui è ospitato il Comune di Paola, il dibattito è stato anticipato dall’intervento dell’assessore Antonio Lo Gatto, che nelle sue vesti di delegato alla sanità, ha auspicato il successo per l’iniziativa che sarà posta in essere.

«In buona sostanza si tratta di un progetto finalizzato a colmare il vuoto sociale che si crea intorno alla persona con disabilità». Così la dottoressa Erminia Mannarino nel corso del suo intervento. «Oggi parleremo del disturbo dello spettro autistico, le cui caratteristiche sono la compromissione del funzionamento sociale e comunicativo associato a interessi ristretti e stereotipati. Capite bene quanto importante è il contesto in cui vive la persona, che deve essere pronto ad accogliere e integrare. Il coraggio di sperimentare – ha concluso la neuropsichiatra infantile – è anche quello di accompagnare quanti stanno passando dall'età evolutiva all'età adulta, perché vogliamo far sì che la qualità di vita di queste persone sia migliore, e questo lo possiamo fare solo inserendo nel contesto inclusivo enti locali e i privati sociali, da coinvolgere con corsi di formazione al fine di inserire queste persone nel mondo del lavoro. Perché l'inclusione e l'integrazione sono proprio queste».