Agenas ha analizzato le modalità d'accesso nei presidi di prima emergenza. Reparti oberati e lunghe attese in tutta Italia, con la Calabria che non sfigura di fronte ad altre regioni anche del Nord dove si registrano pure grossi disagi
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Per quasi il 19% dei calabresi il pronto soccorso più vicino dista più di mezz'ora. È quanto emerge da un report realizzato da Agenas che ha analizzato le modalità di accesso ai presidi ospedalieri e la presa in carico dei pazienti dalla sanità territoriale. Un modello, quest’ultimo, per la verità ancora ben lontano dal trovare concreta applicazione dal momento che i pronto soccorso, in tutta Italia, continuano ad essere presi d’assalto dai cittadini anche per patologie lievi che potrebbero essere più opportunamente gestite da strutture territoriali.
Accessi impropri
Così non avviene, e non soltanto alle nostre latitudini, provocando così un intasamento dei reparti di prima emergenza spesso oberati da accessi impropri. Nella classifica stilata da Agenas, contrariamente a quanto si possa pensare, la Calabria tuttavia non sfigura rispetto ad altre regioni d’Italia dove si registrano attese record per l’accesso alle cure.
Codice bianco
L’anno preso in esame dall’agenzia nazionale è il 2022 con una analisi condotta sui tempi di permanenza in pronto soccorso di pazienti a cui è stato assegnato un codice colore bianco, verde e giallo, per patologie quindi non particolarmente gravi. Il primo indica in genere prestazioni riconosciute come non urgenti, i tempi di attesa più lunghi – che intercorrono tra il momento dell’arrivo e la successiva dimissione – si registrano in Friuli Venezia Giulia, qui i pazienti possono attendere anche tre ore e mezza, e in Abruzzo, oltre tre ore. Più o meno gli stessi tempi di registrano in Veneto e in Emilia Romagna, oltre due ore. La Calabria, invece, si piazza nella media con una attesa di circa due ore. La regione in cui si aspetta meno è l’Umbria, più o meno un’ora.
Codice verde
Tuttavia, più le condizioni dei pazienti sono gravi e più i tempi si allungano. Evidentemente anche in considerazione della durata e della natura degli esami e delle visite a cui i pazienti vengono sottoposti. E così in media con un codice di colore verde, che indica una patologia non critica e una prestazione differibile, in Italia i tempi di attesa possono raggiungere quasi quattro ore. Maglia nera resta il Friuli Venezia Giulia con oltre quattro ore di attesa, seguono la Valle d’Aosta e la Liguria. Anche in questo caso la Calabria si assesta nella media con una attesa di circa tre ore.
Codice giallo
Per oltre sei ore si può, invece, restare in pronto soccorso con un codice di colore giallo che indica un evento critico e un rischio potenziale per la vita. È questa la media che si registra in tutta Italia ma ovviamente con punte variabili nelle diverse regioni. In questo caso le attese più lunghe si registrano in Sicilia, otto ore prima di essere dimessi, nelle Marche, in Friuli Venezia Giulia e nel Lazio. La Calabria si posiziona in fondo alla classifica con una media di cinque ore di attesa, si aspetta meno nella provincia autonoma di Trento: tre ore.
Calabria in rosso
Si rovescia, invece, la graduatoria quando sotto esame ci finisce la facilità di accesso ai pronto soccorso, ovvero la distanza dal primo presidio utile dotato di un reparto di prima emergenza. In questo caso, la Calabria si colora per la gran parte di rosso. Molti i centri posti ad una distanza superiore alla mezz’ora dal primo ospedale, il 18,9% dei calabresi è costretto a percorrere molti chilometri prima di poter ottenere le prime cure. Performance decisamente peggiori si registrano in Valle d’Aosta (il 47% della popolazione), la Basilicata (il 37,8%), il Molise (il 21,1%) e la Sardegna (il 20%). In Veneto la maggior parte dei pazienti raggiunge il primo presidio in tempi utili: l'1,8%.
Più di mezz'ora
Fuori dal raggio d’azione dei 45 minuti, prima di raggiungere il primo pronto soccorso, resta invece il 4,8% della popolazione calabrese. Lo 0.9% è posta ad una distanza di oltre un’ora di strada.