Il segretario provinciale della Fimmg commenta negativamente l’ipotesi che i loro contratti siano assimilati agli ospedalieri e smentisce le accuse secondo cui guadagnerebbero molto lavorando poco: «Per noi 15 ore settimanali solo di ambulatorio, poi c’è il carico burocratico da smaltire e le richieste dei pazienti che arrivano a qualsiasi ora»
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Alzano le barricate i medici di medicina generale contro la proposta di legge che prevede un cambio di ruolo nel rapporto che attualmente intrattengono con il servizio sanitario nazionale. Libero professionale oggi, con la riforma i medici di base sarebbero assimilati agli ospedalieri, chiamati a svolgere più ore in parte in studio, in parte nelle costruende case e ospedali di comunità a costi invariati.
Questo fine settimana si riunirà il consiglio della Fimmg per discutere la proposta di legge che già fa registrare un alto tasso di contrarietà. «Siamo contrari perché viene ad essere sconvolto il nostro ruolo giuridico» commenta il segretario provinciale Fimmg, Gennaro De Nardo. «Manteniamo una autonomia che ritengo abbia dato ottimo risultati in termini di assistenza, ma in particolare perché ci ha consentito di mantenere un rapporto fiduciario, alla base e connotazione principale della medicina generale».
Tutte le Regioni sono d’accordo, il medico di base potrebbe svolgere un ruolo più determinante per risolvere i problemi dell’assistenza territoriale, divenuti cronici in tutta Italia, ancor di più in Calabria. «Io credo che sia in atto un disegno ben preciso che tende a delegittimare la figura del medico di medicina generale. Forse perché la medicina di base sul territorio rappresenta ancora uno dei pilastri su cui si regge un sistema sanitario pubblico che fa acqua da tutte le parti. Ciò che consente di mantenere fermo il servizio sanitario nazionale è il rapporto che noi intratteniamo con i cittadini. L’obiettivo credo che sia quello di far crollare un sistema sanitario, che tende a virare verso un servizio che si rivolge sempre di più al privato».
Secondo quanto previsto dalla proposta di legge, dalle attuali 15 ore settimanali si passerebbe a 38 per i medici che hanno in carico 1.500 assistiti. «Noi abbiamo sempre dimostrato la nostra disponibilità» aggiunge De Nardo. «Tanto è vero che nell’ultimo accordo collettivo nazionale è previsto che il medico di base debba dare il suo contributo anche all’interno di questi modelli organizzativi. Noi siamo disponibili a collaborare ma sempre mantenendo la nostra autonomia».
Secondo la federazione dei medici: «Non c’è necessità di alcun aumento delle ore lavorative, perché noi lavoriamo già a ritmi altissimi anche se spesso questi ritmi non vengono percepiti dalla parte pubblica. Un medico massimalista con 1.500 assistiti non lavora 15 ore settimanali, quelle ore si riferiscono all’apertura dello studio ma poi c'è il carico burocratico che va smaltito al di fuori delle attività ambulatoriali e le richieste degli assistiti che provengono a qualsiasi ora della giornata».
Non sono state apprezzate le parole del presidente della Regione che in una recente intervista ha evidenziato la sproporzione nella retribuzione tra un medico di base e un medico di continuità assistenziale. «Sono certo e devo ritenere – evidenzia De Nardo – che Occhiuto non ha le idee chiare in merito alla retribuzione. Non si può fare il paragone tra lo stipendio di un medico a rapporto convenzionale e un medico alla dipendenza. Il primo deve far fronte a diverse spese, mi riferisco ai canoni di locazione dei locali, alle utenze e poi bisogna considerare che il medico di base non ha ferie e quando va in ferie deve pagare un sostituto, non ha diritto alla malattia, al tfr, alla tredicesima. Tutele a cui deve provvedere in maniera autonoma».