VIDEO | La velocità di intervento è un fattore essenziale per tracciare il discrimine tra la vita e la morte. Le associazioni impegnate a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema chiedono a gran voce soluzioni efficaci
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Indipendentemente dal grado di istruzione, ognuno è perfettamente consapevole che quando è in corso un attacco cardiaco, la velocità di intervento è un fattore essenziale per tracciare il discrimine tra la vita e la morte.
Un concetto universalmente noto, che però non sembra essere considerato da quanti ricoprono ruoli gestionali e decisionali in fatto di sanità pubblica. Sul Tirreno cosentino – ad esempio – accade che, se una persona è colta da un episodio cardiaco acuto, come può essere un infarto, l’unico punto di riferimento per avere un trattamento in linea con i protocolli in materia, consiste in una clinica – per di più privata, anche se convenzionata – situata nel quadrante settentrionale del litorale. Non un crocevia intermedio, come potrebbe essere Paola, ma una meta più a nord, in quel di Belvedere, dove la domanda di interventi proveniente dal territorio, alle volte non trova risposta, perché – come in tutti i presidi simili – può capitare che non ci sia posto.
Quando questo accade, per l’intera comunità costiera l’unica soluzione è rappresentata dall’Hub cosentino dell’Annunziata, ospedale presso il quale – proprio di recente – è stato preso in carico un utente che, non potendo essere trasferito d’urgenza con l’elisoccorso presso il nosocomio bruzio (a causa del forte vento che ha sferzato ininterrottamente, per una settimana, il litorale), è riuscito infine a raggiungere il presidio provinciale a bordo di un’ambulanza che, però, ha dovuto attendere l’opera dello spazzaneve, impegnato a rimuovere la coltre caduta sulla carreggiata della SS107, unica strada di collegamento col capoluogo.
In totale, un intervento che si sarebbe dovuto svolgere in un arco temporale di circa 90 minuti, ha necessitato di ben 4 ore per essere idoneamente compiuto. Un attesa che, in questo caso, non si è conclusa tragicamente solo per un benevolo umore del destino, perché le statistiche in materia di episodi tanto gravi, tracciano un quadro di tutt’altra tendenza.
«È una situazione inconcepibile - ha tuonato l’avvocato Ennio Abonante, da sempre in prima linea contro i disservizi sanitari - noi chiediamo al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di intervenire al più presto nel verso del ripristino del servizio di emodinamica all’ospedale di Paola, una struttura dotata di personale preparato e di un reparto all’avanguardia, che tanto sollievo potrebbe garantire ad un territorio vasto e densamente popolato. Non è possibile continuare ad assistere allo sballottamento di pazienti che, spesso, vengono da zone dell’estrema periferia meridionale della provincia, costretti ad attraversare quasi per intero la linea di costa fino a Belvedere, per avere una prestazione che Paola sarebbe perfettamente in grado di garantire. Con questo non voglio assolutamente dire che se il San Francesco attivasse il servizio, gli altri, che oggi lo garantiscono, dovrebbero dismetterlo. Tutt’altro. La mia è solo una riflessione dettata dal buon senso, anche perché è sconcertante - ha concluso il legale - dover prendere atto che a Paola si può intervenire in casi che riguardano gli arti inferiori ma non quelli, più urgenti, che interessano le coronarie».
Anche Antonello Rossi, presidente dell’associazione “Gli Amici del Cuore di Paola”, ha fatto leva sul fattore tempo, enfatizzando l’opera condotta sul territorio per ciò che concerne la cardioprotezione. «Stiamo installando defibrillatori in ogni punto frequentato da persone – ha detto – proprio perché sappiamo bene quanto sia importante agire velocemente e con gli strumenti giusti nel caso in cui si verificasse un infarto. Gli sforzi che stiamo compiendo, sono tutti rivolti a favorire la più idonea assistenza possibile nel momento del bisogno, ed è per questo che non possiamo nascondere l’amarezza quando si verificano disservizi e lungaggini nei soccorsi, per questioni che poco hanno a che vedere con la salute delle persone. Riattivare il servizio di emodinamica all’ospedale di Paola – ha concluso il presidente Rossi – sarebbe un’opera gradita da un comprensorio di oltre 50mila residenti».
Intanto, per quanto concerne l’attività amministrativa, bisogna registrare un timido passo in avanti compiuto dall’Asp proprio nel verso delle richieste provenienti dal territorio, con il commissario provinciale che lo scorso 3 febbraio ha firmato la delibera n. 180, con la quale sono stati autorizzati i lavori propedeutici all’installazione del nuovo angiografo fisso presso l’ospedale di Paola, probabile premessa di una futura messa in funzione dell’area di emodinamica.