VIDEO | Da tanto dura il commissariamento che non ha prodotto i risultati sperati. A Cosenza la presentazione del volume-inchiesta dell’ex consigliere regionale alla presenza del ministro Orlando: «Per questa situazione l’Italia ha un debito con la Calabria» (ASCOLTA L'AUDIO)
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C'è stato il governo sul banco degli imputati alla presentazione del libro di Carlo Guccione "Amara verità" il pamphlet edito per i tipi di Pellegrini che racconta tutto il paradosso della sanità calabrese. D'altronde non poteva essere diversamente. Dopo 12 anni di commissariamento da parte dello Stato, i calabresi hanno pagato circa un miliardo di euro in addizionali Irap e Irpef, sono stati spesi quasi 300 milioni l'anno in migrazione sanitaria ma il settore ai calabresi ha regalato più scandali, come è spiegato in modo compiuto nel libro, che servizi sanitari.
Amara verità
Allora sia il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, sia il sindaco della città dei Bruzi, Franz Caruso, hanno detto che lo Stato ha un debito verso la Calabria. Come uscirne però è tutto da discutere. I due, ed anche l’ex docente Unical Salvatore Andò, hanno proposto un ritorno allo Stato delle competenze in materia sanitaria, ma per qualcuno potrebbe anche non bastare. Per il presidente dell'ordine dei Medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, ad esempio il punto non sono solo i commissari, certamente in molti casi poco appropriati al ruolo, ma i direttori generali nominati dalla politica regionale. È lì, per Corcioni, il vero nodo perché è lì che si concentra un potere, quello dei manager sanitari, che spesso si sono rifiutati di collaborare con i commissari.
Il libro di Guccione
«Voglio andare fuori dal coro - ha poi detto il medico - il libro racconta di scandali inenarrabili però Guccione è stato per due legislature consigliere regionale, la denuncia si poteva fare durante il cammino. In questo senso quella di oggi mi pare una discussione monca perchè manca chi oggi governa la Regione». Per Corcioni un confronto sarebbe stato più utile perchè l’unico modo per uscire da questa situazione «è che ci sia un maggiore controllo sociale altrimenti non ne usciamo al di là di chi governa». Altra contraddizione sottolineata da Corcioni è che «leggi questa caterva di scandali e non si può non notare l'assoluta assenza di una sola sentenza decisiva che abbia cambiato i comportamenti».
Come esempio cita il caso delle sale operatorie di Castrovillari fatte e rifatte più volte, inaugurate più volte, con verbali di collaudo sottoscritti da qualcuno e poi ci si è accorti che mancava persino la previsione del percorso dell'ossigeno.
Doppie e triple fatture
«Quello che emerge dal libro che in questi 12 anni non sono mai mancati i soldi magari sono serviti a fare altro», ha chiosato Corcioni. Il dottore ha ricordato come la commissaria dell'azienda ospedaliera di Cosenza come suo primo atto abolì l'ufficio legale dell’azienda, in tutte le Asp poi non esiste un registro del contenzioso e in tantissime cause l’Asp è stata condannata in contumacia. Abbastanza per pensare ad un sistema creato ad arte. Del resto Guccione lo dice esplicitamente nel suo intervento.
«Ciò che mi ha spinto a scrivere- ha esordito Guccione - è raccontare le mie battaglie da consigliere regionale che ho condotto sia verso Scopelliti sia verso Oliverio. La contraddizione di cui parlava Corcioni non esiste. Ho scoperto io le doppie e triple fatture di cui oggi parlano tutti. Sono stato sentito più volte dalla Guardia di Finanza. Non ho scritto il libro per autoelogiarmi bensì perché siamo a una svolta. Dopo 12 anni lo Stato ha fallito, questo è un dato politico che mi fa dire che lo Stato è in debito con la Calabria. Poi c'è un altro debito ingiustificato, alimentato da un intreccio politico affaristico. I soldi in bilancio servono a pagare un enorme costo anche generato dalle proroghe delle gare. L'Asp di Reggio Calabria ha 49 gare prorogate. Dal 2003 abbiamo servizi scadenti a costi elevatissimi. Per la ristorazione la gara si è fatta solo recentemente e per 15 anni abbiamo pagato 2,5 euro in più a pasto rispetto la media nazionale. Moltiplicate per il numero giornaliero di pazienti e potrete farvi l’idea del giro d’affari che ci sta dietro. Il tutto per la mala gestio dei commissari».
Pnrr sanitario
L'inversione di rotta oggi può esserci. «Il Pnrr sanitario -ha detto- è la più grande riforma degli ultimi anni perché sposta l'obiettivo dagli ospedali al territorio, ma non ci possiamo permettere di perderla. In una regione piccola come la Calabria la spesa di 3,5 miliardi e un debito che cresce, sono un segnale che qui si consolidano poteri trasversali che hanno un punto di caduta negli interessi criminali» Guccione ha poi ricordato il delitto Fortugno del 16 ottobre 2005 «definito dalla Dda il più importante delitto politico della regione e guarda caso è avvenuto nel campo della sanità». Un settore nel quale, come ha amaramente ricordato l’ex consigliere regionale, c'è un trasversalismo di interessi «che non ha risparmiato nemmeno il mio partito».
Il ministro Orlando e i 12 anni di sanità commissariata
Conclusioni affidate al ministro Orlando «il commissariamento di dodici anni dice tutto - ha esordito - e noi non ci nascondiamo rispetto agli errori del passato come fanno altre forze politiche che pure erano al Governo. È meno semplice però capire come si estingue questo debito. Io parto da una riflessione: Il coronavirus è stato uguale per tutti, ma in ognuna delle regioni si sono individuate soluzioni diverse. Bisogna riflettere allora su una competenza regionale così spinta. Invece vedo che si torna a insistere sull'autonomia differenziata e mi preoccupo. La seconda questione riguarda il tema dell'istituto del commissario che vale anche per lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni. Se mandiamo qualcuno a svolgere monocraticamente una azione di bonifica ma la struttura resta la stessa non ne caviamo un ragno dal buco. Bisogna individuare bene quale mandato e quali strumenti debbano avere i vari commissari».
La terza questione posta da Orlando riguarda la sfida del Pnrr che non è solo un problema calabrese. «Il rischio è che venga usato per tappare le falle del sistema anziché riformarlo alla base. La svolta allora è ridare una centralità del ruolo dei sindaci».
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