Si riduce la voragine che a gennaio era ancora il quadruplo di quella attuale, ma restano perentori i richiami a concludere la ricognizione. Pressing dal Mef per l'approvazione dei consuntivi 2022 e autorizzazione a riaprire i bilanci per apportare modifiche
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
Restano ancora quasi 100 milioni pendenti ma la voragine che negli ultimi anni ha inghiottito fatture e note di credito ha ridotto la sua portata. Con in tasca un considerevole avanzamento nelle procedure di riconciliazione del debito commerciale la struttura commissariale ha affrontato l’ultimo tavolo di verifica interministeriale, dopo quello di gennaio rivelatosi particolarmente accidentato sotto il profilo economico-finanziario.
Pressing sui bilanci
Restano ugualmente perentori i richiami a concludere celermente la ricognizione del debito sanitario e a chiudere la partita dei bilanci, adottati dalle aziende sanitarie e ospedaliere ma non ancora approvati dal commissario ad acta. Ma questa volta con l’autorizzazione del Mef a riaprire i documenti contabili per apportare le dovute modifiche, nonostante le osservazioni espresse dalla Corte dei Conti di segno opposto: ovvero, integrare le correzioni nel successivo bilancio, il primo utile.
Via libera dal Mef
Al terzo piano della Cittadella si era, infatti, già pronti con una bozza di dca di approvazione dei bilanci ma con prescrizione, cestinati però dopo l’interlocuzione con i funzionari romani che hanno ribadito la necessità di integrare le scritture contabili, recependo i ricavi di competenza, spingendo inoltre la Cittadella ad adottare il pugno duro con le aziende che avevano per ora deciso di rimandare le correzioni.
I bilanci in sospeso
Le riclassificazioni si faranno e nei consuntivi 2022 dal momento che l’approvazione dei bilanci è divenuta una priorità non più procrastinabile, e non solo per il ritardo finora accumulato anche a causa del rimpallo di prescrizioni intervenute dal Mef e dalla Corte dei Conti ma soprattutto perché entro fine anno si dovrà affrontare l’altra sfida titanica, l’approvazione dei bilanci pregressi dell’Asp di Cosenza e Reggio Calabria.
Fondi congelati
Un adempimento non secondario e a cui è ancorata la speranza di sbloccare i fondi, frutto dei maggiori gettiti derivanti dalla fiscalità, che i ministeri hanno per ora congelato a garanzia degli equilibri di bilancio. Un concetto già evidenziato a gennaio con le risorse messe sotto chiave e la precisazione della specifica competenza dei ministeri a definirne la destinazione sulla base dell’andamento dei conti e del piano di rientro.
Cento milioni pendenti
Quindi, anche l'avanzamento dell’accertamento del debito sanitario che alla data dell’ultima riunione, della scorsa settimana, risultava definito al 94%. Un passo in avanti considerevole dal momento che a gennaio erano ancora oltre 400 i milioni in via di definizione, fatture di cui non si trovava riscontro negli uffici, in alcuni casi precedenti all’accorpamento delle ex Asl. Degli 872 milioni richiesti dai fornitori a conclusione della fase ricognitiva (al 31 dicembre 2020) restano in sospeso poco meno di 100 milioni riconducibili quasi interamente a contenziosi (anche extra-budget) in attesa della pronuncia dei Tribunali.
Anticipazioni di cassa
Dalla Cittadella via libera ad una programmazione di rimesse straordinarie alle aziende per il pagamento dei debiti ormai accertati, con positive ricadute anche sullo stato di liquidità e conseguente minor ricorso alle anticipazioni di cassa dagli istituti tesorieri. Un meccanismo perverso che generava il prosciugamento delle casse aziendali a suon di interessi; si stima che gli enti del servizio sanitario calabrese facessero ricorso alle anticipazioni in media per 250 milioni all’anno toccando punte di interessi per circa 60 milioni. Nel corso dell’ultima verifica interministeriale la media sarebbe scesa a circa 40 milioni all’anno di anticipazioni.
Rete ospedaliera, in piano di rientro
Approvata poi dai ministeri vigilanti la riorganizzazione della rete ospedaliera che necessiterà però di qualche ulteriore ma limitata modifica in relazione alla progressiva riduzione delle Unità operative complesse. Il documento è passato ma con la blindatura del piano di rientro quinquennale. Nei prossimi anni è previsto un taglio di 35 strutture da operare a cadenza annuale sulla base del monitoraggio delle attività.