Una panoramica tra medici imboscati, ambulanze nuove ma senza autisti e morti per mancanza di cure. Ospiti del programma di approfondimento di LaC Tv i consiglieri regionali Raffaele Mammoliti e Davide Tavernise che non hanno fatto sconti alla gestione commissariale in Calabria
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Tema rovente, perenne emergenza, spina nel fianco di una Calabria impegnata in un’infinita corsa a ostacoli. Dentro la notizia torna a parlare di Sanità, tra casi esplosi in questi giorni e problemi atavici e ormai stratificati (rivedi qui la puntata).
Ospiti del programma di approfondimento condotto da Pier Paolo Cambareri i consiglieri regionali Raffaele Mammoliti (Pd) e Davide Tavernise (M5s).
La carenza di personale
Si parte dalla stretta attualità, dal caos dell’emergenza-urgenza determinato da una carenza di personale da cui non si riesce a venire a capo. «Un problema nazionale – sottolinea Mammoliti – che però in Calabria risulta accentuato». L’esponente dem parla di un sistema che nella nostra regione è «imploso».
«Il presidente Occhiuto – dice – ha sfoggiato 60 nuove ambulanze, ma sono senza medici e a volte anche senza autisti». Le lacune interessano tutto il Paese, ribadisce il consigliere del Pd indicando una via d’uscita: necessarie una pianificazione adeguata e l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina.
Tavernise introduce il tema degli “imboscati”. «Quando si dice che in Calabria c’è carenza di personale è vero ma in parte. Questo problema è simile a quello di altre regioni ma c’è una differenza ed è in questo dato: in Calabria ci sono 1.350 unità che risultano inidonee per i ruoli in cui sono state assunte. Questo dato, che esiste in tutta Italia, qui da noi ha una percentuale raddoppiata che arriva al 20%».
«Io aggancerei a questo anche il rispetto normativo e contrattuale – incalza Mammoliti – e cioè: se ci sono davvero degli inidonei si tuteli chi ha reali impedimenti e si individui un modo utilizzare al meglio gli altri».
Un aiuto, ma non sufficiente, è venuto dai medici cubani. «Per fortuna, altrimenti a quest’ora avremmo i Pronto soccorso chiusi», commenta Tavernise. Per poi aggiungere: «Ma non ci sono stati interventi strutturali».
I recenti casi di cronaca
Dai problemi ormai noti ai casi di cronaca, che di quei problemi sono figli. Basti pensare alle due morti recenti, imputate a ritardi nei soccorsi, a San Giovanni in Fiore e Trebisacce. «In questa regione oggi chi ha un infarto è a rischio morte 9 volte su 10. E questo non è un dato politico ma oggettivo», afferma Tavernise. Per poi puntare il dito anche contro i silenzi delle istituzioni su queste vicende: «Non è possibile che su San Giovanni in Fiore non abbiano detto una parola né il presidente della Regione né la presidente della commissione Sanità Pasqualina Straface. Ancora più grave è che Rosaria Succurro, presidente della Provincia di Cosenza e dell’Anci e sindaco di San Giovanni in Fiore, davanti alle richieste di un Consiglio comunale aperto da parte dei cittadini cerchi di prendere tempo facendo una riunione ristretta con i vertici dell’Asp».
Il caso Vibo
E poi il caso Vibo. Una «partita complicata», lo definisce Cambareri introducendo l’argomento. L'ipotesi di chiusura dell’ospedale Jazzolino per lavori di adeguamento sismico in questi giorni infiamma gli animi. Mentre spunta l’ipotesi del trasferimento dei servizi in un ospedale da campo o al presidio di Tropea.
«Da tre anni facciamo denunce e interrogazioni, ho scritto finanche al ministro – commenta Mammoliti –. Mi sorge spontanea una domanda: da due anni dico che le risorse sono disponibili. Perché finora non sono state utilizzate?». E poi una frecciata a chi sta prendendo decisioni nel chiuso delle stanze ai piani alti. Senza confronto e ragionamento sul modo di utilizzare le risorse a disposizione. «Come centrosinistra abbiamo chiesto che qualora si dovessero usare lo si faccia con criteri che arrechino meno disagi possibile, garantendo sicurezza e continuità nelle cure e trasferendo i servizi in un luogo facilmente raggiungibile da tutto il territorio vibonese».
La prova del nove per Occhiuto
Tanti i nodi al pettine per un comparto, come evidenziato nel corso della puntata, che rappresenta per il governatore la prova del nove.
«Al di là degli annunci Occhiuto – che ha un potere politico che nessuno ha mai avuto da quando è partito il commissariamento in Calabria – in questi tre anni e mezzo non è andato», attacca Tavernise.
Sulla stessa linea Mammoliti: «Un presidente della Regione che è contemporaneamente commissario alla Sanità è un fatto mai avvenuto prima in Calabria. Avevamo salutato questa novità con favore, invece è diventata il fallimento di Occhiuto, che è dotato di strumenti e risorse che finora non aveva avuto nessuno».
L’emigrazione sanitaria
Infine, l’altro grande tema: l’emigrazione sanitaria, che nel 2024 ha restituito ancora numeri importanti.
Tavernise se la prende ancora una volta con la gestione Occhiuto: «Cos’ha fatto sulle liste d’attesa? Niente. Ha fatto il Cup online, che è una barzelletta, un invito ad andare a curarsi nel privato». Tempi a volte lunghissimi quelli per una visita, che non incoraggiano l’utenza a ricorrere alla Sanità pubblica. Il consigliere del M5s non concede attenuanti: «Mi viene da pensare che dietro ci sia un disegno per avvantaggiare il sistema privato che in Calabria è potentissimo».
Una critica a tutto tondo che passa anche per l’utilizzo dei fondi Pnrr: «Ancora non è stata consegnata nemmeno una casa di comunità e abbiamo la scadenza l’anno prossimo. Così si abbattono le liste d’attesa perché lì ci sono tutti i servizi specialistici e di diagnostica».
Sul tema non concede sconti neanche Mammoliti: «Abbiamo l’ospedale più grande dei calabresi fuori dalla nostra regione ma pagato da noi perché non riusciamo a garantire il diritto alla salute». Un problema di mancanza di servizi ma anche di mancanza di fiducia, evidenzia il consigliere dem, come dimostra il fatto che spesso si va fuori anche per la cura di patologie minori.
E sulle case di comunità: «Mentre in altre regioni stanno già erogando servizi e prestazioni in Calabria esistono solo nei Dca».
La conclusione è l’immagine di un futuro prossimo a tinte fosche: «Si parla di superamento del commissariamento, pensano così di potersi spogliare delle proprie responsabilità. Per superare il commissariamento servono due presupposti: il raggiungimento dei Lea e due anni consecutivi di pareggio di bilancio, condizioni che ancora non ci sono».