Appena il 20 per cento degli interventi programmati sono stati realizzati. Ora i 40 milioni di euro stanziati confluiscono nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e il termine per ultimare il piano si sposta al 2026. Sperando che il virus non torni a far paura prima (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
Si dilatano considerevolmente i tempi per l'attuazione degli interventi di contrasto al Covid. Tutti i lavori previsti e finanziati in un primo tempo con il decreto Rilancio (34/2020) che ha portato in Calabria quasi 40 milioni di euro per l'infrastrutturazione di nuovi posti letto di terapia intensiva e sub intensiva dovrebbero, infatti, confluire interamente nel piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il 20% di avanzamento
La ragione alla base del travaso su differenti linee di finanziamento dei fondi è quasi lapalissiana: in Calabria appena il 20% degli interventi ha tagliato il traguardo del completamento. Una percentuale che in parte non si discosta di molto dalla media nazionale, la quale si attesta attorno al 25% - seppur con significative differenze tra regioni - confermando una difficoltà quasi nazionale a portare a termine gli interventi strutturali previsti dall'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri.
Un miliardo e mezzo alla sanità
Quasi un miliardo e mezzo le risorse complessivamente stanziate dal Governo nel maggio 2020 - 606 milioni finalizzati ad implementare le postazioni di terapia intensiva; oltre 611 milioni per quelle di terapia sub intensiva e 192 milioni per la ristrutturazione dei pronto soccorso e per la separazione dei percorsi sporchi/puliti - ma al termine del monitoraggio compiuto lo scorso aprile dal ministero della Salute lo stato di attuazione risultava ancora parziale. E ovviamente la Calabria non è indenne.
Eterne incompiute
Secondo i dati in possesso del ministero della Salute e aggiornati allo scorso 29 aprile, in Calabria la percentuale di posti letto di terapia intensiva attivati rispetto a quelli programmati sfiora il 12%: 134 quelli che si sarebbero dovuti realizzare per fronteggiare la pandemia ma ad oggi ne risultano operativi solo 16. Per far ciò il Governo aveva stanziato nel maggio 2020 ben 24 milioni. Ancor più bassa la percentuale di attivazione dei posti letto di sub intensiva: 8,1%. In questo caso il tesoretto messo a disposizione della Regione ammontava a 15 milioni, il tetto da raggiungere era di 136 posti letto ex novo ma la Calabria si è fermata appena a 11.
Emergenza azzoppata
Decisamente più catastrofici i dati che riguardano gli interventi da compiere nei pronto soccorso, la Calabria aveva contato di realizzarne almeno 18 ma per ora nessuno ha visto la luce, così come i mezzi di soccorso. All'epoca si era ipotizzato l'acquisto di 9 nuove ambulanze, allo stato ne risultano acquistate solo tre ma collaudate e consegnate neppure una. È una circostanza che non deve affatto stupire a parere del segretario regionale Anaao Assomed, Filippo Larussa, secondo il quale «è una logica conseguenza del mancato rinnovo dei vertici tecnocratici della Regione Calabria. Da oltre venti anni - ha proseguito il rappresentante sindacale - ruotano gli stessi nomi e pertanto non deve stupire se i risultati non cambiano».
Travaso di risorse
Intanto, l'intero pacchetto di interventi finanziati con il decreto Rilancio dovrebbero a breve confluire nel piano nazionale di ripresa e resilienza che ha spostato decisamente più in là i termini per il completamento dei lavori strutturali da concludersi entro il 2026. A sei anni di distanza dallo stanziamento dei fondi, con buona pace dell'emergenza sanitaria che a quella data si spera possa essere definitivamente superata e nella speranza pure di non dispenderli strada facendo come avvenuto, invece, per il quasi miliardo e mezzo nella piena disponibilità della Calabria fino al 2018 ma oggi defalcato di quasi la metà.
Perse per strada
Nel corso di questo anno è stata infatti aggiornata la stima del fabbisogno per gli interventi strutturali e che nel 2018 aveva consentito di individuare per ben 32 miliardi sull'intero territorio nazionale. In particolare, le risorse erano state destinate all'adeguamento sismico e antincendio delle strutture ospedaliere ma a distanza di tre anni l'importo complessivo è rimasto sostanzialmente immutato, salvo che per alcune regioni. Ad esempio, la Calabria nel 2018 godeva di uno stanziamento di un miliardo e 300 milioni di euro ma all'esito del recente monitoraggio ne possiede quasi la metà: 872 milioni. Nell'ultimo rapporto della Corte dei Conti sulla finanza pubblica si afferma infatti che «i risultati dell’esame hanno confermato nel complesso la stima della precedente indagine con un fabbisogno per l’edilizia sanitaria di circa 32 miliardi di euro ma con modifiche significative nella distribuzione degli importi tra regioni».
LEGGI ANCHE: