«Sono davvero molto preoccupata per le aggressioni a medici e al personale sanitario che si succedono con frequenza sempre più preoccupante nelle nostre strutture e, purtroppo, credo che la situazione sia destinata a peggiorare nei mesi a venire». È un quadro a tinte fosche quello tratteggiato da Amalia Bruni, consigliere regionale del Partito democratico e vicepresidente della Commissione sanità. I dati parlano chiaro: «In Italia - afferma in una nota stampa - nel 63% dei Pronto soccorso si verifica in media almeno un episodio di violenza fisica e, nella metà dei casi, questo avviene nelle strutture in cui il sovraffollamento di pazienti è maggiore (dati Simeu). Una situazione non più sostenibile rispetto alla quale la politica non può restare a guardare senza fare praticamente nulla».

«Ogni giorno leggiamo bollettini di guerra»

L’esponente dem avverte: «Siamo di fronte a una escalation di violenza che non accenna a fermarsi. Ogni giorno leggiamo una sorta di bollettino di guerra, solo negli ultimi giorni abbiamo appreso dell'infermiera presa a pugni presso il Pronto soccorso di un ospedale della Campania e delle aggressioni nella guardia medica di Soriano e al Ps di Vibo. In tutta Italia, nel 2022 si sono registrate oltre 1600 aggressioni (fonte Inail) che hanno avuto come vittime donne nella stragrande maggioranza dei casi. Tutto questo non è più tollerabile. In Calabria – fa rilevare - si sono verificati addirittura degli omicidi senza che questo, al di là delle solite dichiarazioni del momento, cambiasse qualcosa. La situazione è gravissima, non servono a niente i soliti annunci e se non si interviene con determinazione e provvedimenti mirati, andrà sempre peggio».

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Bruni aggiunge: «Attese lunghissime nei pronto soccorso, file interminabili per una visita o per un esame diagnostico fanno salire la tensione al massimo che poi fa esplodere la rabbia dei familiari che quasi sempre viene scaricata sul personale medico. E questo nonostante che i colleghi lavorino in condizioni di estremo disagio, con un organico ampiamente sottodimensionato e senza sufficienti presidi di pubblica sicurezza che tutelino la loro incolumità e quella di tutti i pazienti. La mancanza di programmazione, l’assoluta incapacità di spendere le risorse che pure ci sono (per esempio i fondi Covid), e la solita lentezza nell’assumere decisioni ci hanno portato a questo punto. Bisogna che Regione e commissario in primis si scrollino di dosso questa inerzia, altrimenti -chiosa- rischiamo una tragedia al giorno. Noi siamo disponibili a dare una mano come sempre, se davvero c’è volontà di risolvere il problema».