Dal 18 dicembre al 2 gennaio al “San Giuseppe Moscati” saranno garantiti solo le prestazioni diurne. I familiari dovranno dunque trasferire i proprio cari in altre strutture
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L’Hospice “San Giuseppe Moscati” di Cassano Allo Ionio, per mancanza di personale, chiude per “ferie” dal 18 dicembre al 2 gennaio.
È questa la notizia che i malati, oltre i familiari, hanno ricevuto dalla struttura che fermerà le attività di assistenza per la risicata forza lavoro di medici, infermieri e operatori sociosanitari.
La struttura, posto al secondo piano del complesso sanitario della città, è l’unico Centro residenziale di cure palliative dell’Asp di Cosenza e, in quanto residenziale, accoglie pazienti in fase avanzata di malattia cronica ed evolutiva che non rispondono più ai trattamenti specifici (malattie oncologiche, neurologiche, cardiologiche, respiratorie, ecc) con lo scopo di dare al malato la massima qualità di vita possibile con dignità.
Costruita per potenziare la rete di assistenza per malati oncologici attraverso cure palliative e soprattutto con la terapia del dolore, inquadrata nell’ordinamento sanitario come “struttura semplice” che esclude la direzione di un primario affidando la responsabilità di gestione a un facente funzioni, assicura il benessere psicologico dei ricoverati e dei familiari consentendo l’accesso senza limiti di orario e con la possibilità di permanenza per assistenza anche agli stessi familiari.
Delle 10 stanze di degenza ordinaria residenziale, al momento ne sono utilizzate 3 abitate da pazienti amati e assistititi con umanità che cancella il luogo comune della pietà. Per quanto possibile, il personale destinato alla struttura, al momento soccombe alla criticità con doppi turni e straordinari.
L’assistenza all’Hospice si ridurrebbe, per due settimane, solo a prestazioni diurne attraverso day hospital (ricoveri diurni) escludendo quindi i ricoveri permanenti che garantiscono la qualità della vita anche nelle ore notturne.
I pazienti, che al momento sono tre poiché, in prospettiva della temporanea chiusura anche i ricoveri sono bloccati, saranno costretti ad “emigrare” in altra struttura (convenzionata o a pagamento) per ricevere quell’assistenza che nelle proprie case è impensabile assicurare. Servono competenze specifiche e costanti che garantiscano la giusta assistenza in quelli che probabilmente potrebbero essere gli ultimi giorni di vita terrena.
La carenza del personale che, per quanto raccolto, è stata spesso segnalata ai vertici dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza, ma oggi mette in ginocchio un servizio essenziale e soprattutto cancella il concetto del rispetto verso chi soffre privandolo di ogni legittimo diritto quello, cioè, di sentirsi considerato essere umano e non un pacco di ingombrante.
Sentimenti che probabilmente non albergano nei pensieri di chi si preoccupa di organizzare la festa di Capodanno dimenticando, però, i più basilari principi di cristiana umanità per i più sfortunati che, al massimo, si augurano di arrivare in vita nel primo giorno del nuovo anno.