Solo, emarginato, in balia delle disponibilità altrui e senza nemmeno la possibilità di poter sottoporsi alle cure che, forse, gli darebbero maggiore autonomia. È la storia di Leonardo Spaccarotella, cittadino di Cetraro, affetto da una mielopatia che, sei anni fa, quando aveva compiuto il mezzo secolo di vita, gli ha immobilizzato gli arti e lo ha costretto in sedia a rotelle. Ora Leonardo ha deciso di rendere pubblica la sua vicenda e chiedere aiuto: «Voglio soltanto una vita normale, voglio che i miei diritti siano riconosciuti».

Un’esistenza travagliata

Leonardo, fino ai cinquant’anni, gestiva un bar e lavorava come pasticcere. Poi, dopo un’operazione che sembrava essere di routine, Leonardo non riesce più a muovere gli arti e i medici diagnosticano una mielopatia. La sua vita si stravolge dalla sera alla mattina e lui è costretto ad abituarsi a una nuova realtà, intrisa di solitudine e difficoltà. Leonardo vive da solo in un appartamento alla periferia di Cetraro e i contatti con l’esterno si riducono ai minimi termini.

Fortunatamente, di tanto in tanto, riceve la visita di una vicina e di sua sorella, che lo aiutano come possono, e dei figli Mattia e Manila quando solo liberi dagli impegni di studio, per il resto, se ha bisogno di qualcosa, deve pagare di tasca sua, persino chi gli prepara pranzo e cena.

L’unico aiuto gratuito è l’invio di oss a domicilio per un totale di dieci ore al mese, servizio che elargisce una cooperativa grazie al progetto regionale Fna (Fondo per la Non Autosufficienza). Ma nemmeno questo è abbastanza, perché lui ha bisogno di assistenza a tutte le ore del giorno. Di uscire di casa non se ne parla nemmeno; per spostarsi dalla periferia di Cetraro alla zona marina, una manciata di chilometri, bisogna sborsare 50 euro. E poi, ancora, ci sono da pagare il cibo, le bollette, le visite mediche, potendo contare solo sulla pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento.

Le cure “negate”

I medici consigliano a Leonardo di sottoporsi a delle sedute di fisioterapia per rafforzare i muscoli e provare ad acquisire maggiore autonomia. Leonardo cerca, si informa, contatta la struttura riabilitativa “Gli angeli di Padre Pio” di San Giovanni Rotondo, perché lì, gli dicono i sanitari, le apparecchiature robotiche sono all’avanguardia. Le cure e l’alloggio in struttura per due mesi sono gratuiti perché paga la Regione Calabria, ma il trasporto per l’andata e il ritorno gli costa circa 1.200 euro. Per non perdere i benefici, Leonardo cerca una struttura anche in Calabria. Ce n’è solo una sola capace di garantirgli risultati simili, ma il percorso riabilitativo non prevede il pernottamento, quindi Leonardo dovrebbe viaggiare cinque o sei giorni a settimana. I costi, però, siano proibitivi: per l’affitto di un furgoncino con pedana occorrono 150 euro al giorno, per un viaggio in ambulanza la cifra si aggira sui 400.

La richiesta d’aiuto

Leonardo, stremato dalla solitudine e dalle spese esorbitanti, contatta l’associazione “Mamme indispensabili”, della presidente Stella Marcone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone con disabilità. Marcone coinvolge anche il Garante regionale dei diritti delle persone con disabilità, Ernesto Siclari, e insieme effettuano un primo sopralluogo. La soluzione potrebbe essere l’attivazione del “Progetto individuale di vita”, che prevede aiuti personalizzati da fornire secondo le richieste e i desideri del richiedente. Siclari invia una richiesta ufficiale agli uffici dell’ambito territoriale Paola-Cetraro e la dottoressa Annalisa Apicella invia immediatamente i responsabili dei servizi sociali sul posto, che stilano una dettagliata relazione. Ma i tempi biblici della burocrazia rallentano l’iter e il lavoro degli uffici comunali e ad oggi, un mese e mezzo dopo la prima richiesta, il “Progetto di vita” non è ancora stato attivato. «Il protocollo - spiega la presidente Marcone - prevede che gli assistenti sociali del Comune organizzino la sua giornata da mattina a sera, garantendogli anche un po’ di compagnia. Ringrazio la dottoressa Apicella per la celerità, ma sappiamo che i tempi della burocrazia sono lunghi. Leonardo non può stare da solo, è abbandonato a sé stesso e ha bisogno di aiuto immediato. Pertanto – conclude - chiedo alle istituzioni che si stanno occupando di questa situazione di fare in modo che questo progetto venga attivato il più presto possibile».