VIDEO | Disparità di accesso alle cure rispetto ai piccoli residenti in altre regioni. Ma la somministrazione farebbe risparmiare almeno due milioni di euro
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Non si tratta di prove tecniche di autonomia differenziata. Ma lo scenario potrebbe però risultare assai simile a quello che sarà determinato dalla Riforma Calderoli se e quando dovesse entrare pienamente in vigore. La Calabria non è annoverata tra quelle in procinto di somministrare il vaccino per la prevenzione della bronchiolite poiché il nuovo farmaco, che promette di debellare la patologia ribattezzata il Covid dei più piccoli, è stato inserito dal Ministero della Salute in fascia C.
Disparità di trattamento
Si tratta del Nirsevimab, un anticorpo monoclonale. Tralasciando i particolari tecnici, significa che si tratta di un prodotto per il quale non vi è l’obbligo di rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale. Alcune regioni con i conti in regola, tra cui Lazio e Lombardia, hanno tuttavia già predisposto l’avvio di una campagna gratuita per mettere al riparo dal pericoloso virus respiratorio sinciziale, responsabile della malattia, tutti i nuovi nati a partire dal prossimo primo settembre. Trattandosi di una prestazione extra Lea, ovvero non rientrante tra quelle relative agli indicatori dei Livelli Essenziali di Assistenza, alla Calabria, commissariata, questa iniziativa non è consentita. In sostanza vi sarà una disparità di trattamento tra i bimbi calabresi e quelli nati e residenti in altri luoghi del Paese.
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Pediatrie prese d'assalto
Eppure, nello scorso inverno, anche la Calabria ha dovuto fare i conti con la diffusione di questa epidemia. Centinaia gli accessi ai pronto soccorso ospedalieri e pediatrie rimaste sotto assedio per settimane. Nei casi più gravi si è reso necessario il ricovero in terapia intensiva neonatale. Solo all’Annunziata di Cosenza, questi ricoveri sono costati più di tre milioni di euro. «Per vaccinare tutti ci basterebbe un milione» ha commentato il direttore del Dipartimento materno-infantile Gianfranco Scarpelli. Paradossalmente quindi, per le casse regionali la campagna vaccinale non sarebbe una spesa, ma un modo per risparmiare risorse. E risparmiare sofferenze ai piccoli e stress al personale sanitario.