Continua a seminare prevenzione nel popoloso quartiere periferico di Arghillà a Reggio Calabria, dove i disagi sono molteplici, il presidio vaccinale allestito presso il polo sanitario di prossimità Ace, grazie all’Esercito in collaborazione con Asp e volontari dello stesso centro di medicina solidale, operativo il secondo e il quarto martedì del mese.

Le vaccinazioni di prossimità a Reggio

«Da gennaio ad oggi, nei quattro martedì in cui la vaccinazione è stata finora espletata, sono state circa trecento le dosi somministrate. Molti giovani e molte prime dosi. Significativi anche i richiami ma, rispetto al primo giorno, abbiamo visto crescere non solo la richiesta di prime dosi ma anche il numero di persone residenti ad Arghillà, piuttosto che a Reggio, Gallico e Catona. Segno, questo, che il bisogno di questo quartiere esisteva e andava accolto. Siamo soddisfatti del percorso e della collaborazione che sta consentendo di coinvolgere sempre persone residenti in questo quartiere problematico ma anche capace di dare risposte positive che noi siamo sempre contenti di segnalare». Commenta così la sua esperienza Demetrio Spagna, chirurgo in pensione e medico volontario al polo Ace di Arghillà e anche in Nigeria con l'Opera Don Bonifacio Azione Verde.

Le tante prime dosi, a distanza di due anni dall’inizio della pandemia, rivelano un bisogno esistente ad Arghillà rimasto troppo a lungo inascoltato e al quale il polo di prossimità aveva sempre dato voce.

Reggio, risposte a bisogni essenziali silenti

«Abbiamo riscontrato la difficoltà di molte persone nello spostamento fino a Reggio per potersi vaccinare. Dunque questo servizio di prossimità, come tutte le attività che questo polo sanitario promuove, si rivelano risposte preziose per esigenze essenziali che spesso restano silenti. Siamo davvero contenti di poter dare un contributo a questa iniziativa che sta consentendo alle persone residenti di Arghillà di iniziare e anche di completare il ciclo vaccinale. Ho visto molti giovani, con il rammarico di avere anche incontrato anche qualcuno che non sapeva firmare e che ha posto una croce. Questo è un quartiere complesso che necessita di cura, attenzione e di opportunità concrete. Il polo sanitario Ace di Arghillà, nell’ottica di favorire la tutela del diritto della salute che l’articolo 32 della Costituzione, si impegna per innescare un cambiamento con esperienze che mi entusiasmano sempre molto», sottolinea Nina Maria Miceli, pediatra volontaria presso il polo di prossimità Ace e, con il marito Demetrio Spagna, anche in Nigeria con l'Opera Don Bonifacio Azione Verde.

Salute e prevenzione nei quartieri periferici

Un servizio prezioso rivolto a persone per le quali anche e soprattutto i nuovi bisogni generati dalla pandemia, vanno cercati e ascoltati.
«La nostra è stata una scommessa in questo quartiere ad alta complessità ma i risultati sono confortanti. Ci siamo avvicinati noi ai bisogni, cercando di dare riposte nel segno della solidarietà. La nostra sfida riguarda anche quegli ambiti sanitari trascurati che non esprimono quei servizi essenziali ai quali le persone fragili interessate avrebbero diritto. Tra questi quello relativo ai disturbi cognitivi e alla demenza. Ci proponiamo di contribuire ad individuare la pletora di persone sommerse, che necessitano di interventi in questo ambito ma che non hanno punti di riferimento, e di promuovere la prevenzione con un lavoro sulla diagnosi precoce», conclude Fortunato Campolo, psicologo volontario del polo di prossimità Ace di Arghillà.