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Non è chiaro se sia giunta prima la lettera di recesso degli Ospedali Riuniti di proprietà del gruppo iGreco o, come sostiene la deputata pentastellata Dalila Nesci, la revoca da parte dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Il conflitto però rimane in piedi. Perché da una parte dalla casa di cura Sacro Cuore fanno sapere che le interruzioni volontarie di gravidanza continueranno ad essere praticate, in regime di accreditamento, con accesso diretto da parte delle donne o attraverso i consultori, mentre la parlamentare dei Cinquestelle rimane della propria idea: per legge serve un’autorizzazione specifica del Dipartimento Salute e non un semplice parere inviato via mail, firmato da una non meglio specificata segreteria della Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Alla cui guida, forse non a caso, è giunto nello scorso mese di marzo Andrea Urbani, ex subcommissario ad acta della Calabria.
Una vicenda complessa iniziata in piena estate
I vertici degli Ospedali Riuniti del gruppo iGreco il 26 luglio si sono chiesti se il reparto di ginecologia e ostetricia della loro casa di cura accreditata, la Sacro Cuore di Corso Fera a Cosenza, potesse esercitare anche l’attività di interruzione volontaria di gravidanza senza chiedere ulteriori autorizzazioni. Ha quindi girato il quesito, nella stessa data, alla segreteria della Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Il 4 agosto l'ufficio interrogato ha risposto in maniera affermativa: «Una casa di cura privata – si legge nella mail - regolarmente autorizzata ed accreditata con il Servizio Sanitario Regionale per l’attività di ricovero di ostetricia e ginecologia può svolgere qualsiasi tipo di attività correlata alla stessa e quindi anche interruzioni volontarie di gravidanze, secondo quanto previsto dalla legge». Appare singolare che la corrispondenza sia avvenuta per posta elettronica ordinaria, senza nessuna garanzia dunque che a replicare al quesito fosse in effetti un funzionario deputato a fornire una risposta ufficiale. Ma tant’è.
L’ampliamento dell’offerta
Sulla base di tale mail, la casa di cura Sacro Cuore ha quindi offerto il proprio supporto all’Azienda ospedaliera di Cosenza, in perenne difficoltà nel riuscire a garantire il diritto all’aborto delle gestanti nei novanta giorni previsti dalla legge per carenza di medici non obiettori, arrivando così a sottoscrivere un protocollo d’intesa orientato a facilitare gli accessi delle pazienti che intendessero praticare l’interruzione volontaria di gravidanza nella struttura privata accreditata. L’accordo è stato siglato il 17 ottobre scorso.
La versione di Dalila Nesci
La parlamentare nei giorni scorsi, anche sulla base delle lamentele espresse dalle volontarie del Centro Sociale Roberta Lanzino, aveva minacciato di rivolgersi alla Procura, condannando le modalità con cui era stato dato l’assenso al gruppo iGreco di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza. Lo spettro dell'avvio di una inchiesta ha indotto l'Azienda Ospedaliera a ritirare il provvedimento adottato il 17 ottobre. «Il Movimento 5stelle ha fatto revocare all'istante la delibera con cui l'Azienda ospedaliera di Cosenza aveva regalato alla privata iGreco Ospedali Riuniti il servizio di Interruzione volontaria di gravidanza chirurgica - scrive la Nesci in una nota che poi incalza - Occorre accertare il ruolo, rispetto alla riferita concessione, svolto dal dipartimento della Programmazione sanitaria, diretto dall'ex sub-commissario ad acta Andrea Urbani, e gli atti autorizzativi della struttura commissariale e della Regione Calabria alla base della delibera dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, revocata in tempi record grazie al controllo che abbiamo esercitato col solito tempismo e rigore».
Il recesso parziale del gruppo iGreco
Mentre l’Azienda ospedaliera procedeva alla revoca del protocollo d’intesa, il gruppo iGreco si è affrettato ad inviare a sua volta una comunicazione di recesso parziale del protocollo stesso efficace «solo nella parte in cui si prevedeva la nostra disponibilità a sopperire alla mancanza totale di personale medico dell'Azienda ospedaliera di Cosenza nell'espletamento delle interruzioni volontarie chirurgiche» si legge nella missiva indirizzata al direttore generale Achille Gentile. «Si tiene a precisare - prosegue la lettera - che la nostra struttura, nell'interesse esclusivo delle pazienti, rimarrà a vostra completa disposizione nell'espletamento delle Ivg chirurgiche ove non riusciste a soddisfare tutte le richieste che perverranno presso la vostra azienda, mentre proseguirà regolarmente il servizio di Ivg chirurgica presso la nostra struttura in regime di accreditamento e quindi senza alcun onere a carico delle pazienti per tutte le donne che vorranno accedere direttamente al Sacro Cuore o per tramite dei Consultori e non tramite l'Azienda ospedaliera di Cosenza».
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Al Sacro Cuore si può abortire oppure no?
Dunque per iGreco la casa di cura Sacro Cuore, a prescindere dalla revoca del protocollo sottoscritto ad ottobre con l’Azienda Ospedaliera, ha comunque facoltà di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, mentre secondo Dalila Nesci, disporre dell’accreditamento del reparto di ostetricia e ginecologia non estende l’autorizzazione anche a questa specifica prestazione sanitaria. La vicenda, dunque, non finisce qui.
Salvatore Bruno