La sanità in Calabria è al collasso, ancora, dopo oltre dieci anni di commissariamento e una valanga di denunce, inchieste giornalistiche e promesse mai mantenute. E al momento non si vede alcuna via d'uscita. L'ultimo dramma, ma non di certo recente, è quello legato alla carenza di ambulanze, in particolar modo nel territorio del Tirreno cosentino, una striscia di terra di oltre cento chilometri, nell'ultimo decennio segnato da tagli, smantellamenti e decessi.

Morti per shock anafilattico, morti per infarti, morti per incidente e quasi tutti con un unico comune denominatore: il ritardo nei soccorsi. Ma perché? Il personale è sempre più in numero carente, gli operatori lasciano per l'impossibilità di reggere i ritmi infernali e anche i mezzi sono pochi, spesso obsoleti e volte, addirittura, restano senza carburante. Di sicuro, spesso accade che l'ambulanza arrivi quando è già troppo tardi o senza un medico a bordo e ancora più spesso i sanitari che giungono sul posto non possono fare altre che constatare il decesso del paziente. Un copione visto centinaia di volte che nessuno vuole riscrivere.

Quante sono le ambulanze?

Di recente le associazioni di categoria hanno cercato di riportare l'attenzione sulla questione, nella speranza che stavolta sia quella giusta per ottenere un cambio di rotta. Nel frattempo, noi di LaC News24 abbiamo cercato di capire quale sia l'attuale situazione in termini di numeri reali. Questo il risultato: da Amantea a Tortora, un bacino di utenza di circa 65mila persone, ci sono quattro postazioni medicalizzate del 118, ad Amantea, Paola, Cetraro e Scalea. Un'altra ambulanza, ma non medicalizzata, si trova nella postazione di Belvedere Marittimo e resta attiva grazie ai volontari. Poi se ne conta ancora una, medicalizzata con personale reperibile, riservata ai trasferimenti secondari.

Grave carenza di personale

Già di per sé le ambulanze non sembrano essere in numero sufficiente a coprire un bacino di utenza così vasto. A ciò si aggiunga che le postazioni, peraltro, non sempre sono attive. Accade quando non è possibile coprire i turni a causa della grave carenza di personale. Sulla carta, al momento, mancano almeno undici medici, cinque infermieri e due autisti. Al primo intoppo la macchina dei soccorsi si blocca. E così accade che sul Tirreno cosentino si continui a morire anche per una banalissima caduta o per una di quelle cose che in un Paese civile non dovrebbero destare neppure preoccupazione. Invece no, qui è tutto come dieci anni fa, con gli stessi problemi sanitari e lo stesso buco nei bilanci, con l'unica differenza che oggi c'è solo qualche dirigente più ricco di allora.