Verona pronta alla sperimentazione. I primi risultati dei test hanno dato risultati incoraggianti
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A Verona è pronta la sperimentazione del vaccino completamente italiano contro il Covid 19. Ad annunciarlo è stato oggi il rettore dell'università scaligera Pier Francesco Nocini, nel corso di una conferenza stampa. La prima somministrazione è prevista per il 7 settembre nell'ospedale di Borgo Roma.
La sperimentazione
Il rettore ha anticipato che il vaccino sta dando un «ottimo risultato immunitario e un ottimo profilo di sicurezza. La sperimentazione interesserà al momento 70 volontari e la prima inoculazione riguarderà 3 persone».
Ma i numeri dei volontari interessarti sembrano destinati ad aumentare, visto che «molte persone chiamano per essere coinvolti nella sperimentazione», ha poi aggiunto. Nel corso della conferenza stampa Nocini ha spiegato che già dall'inizio dell'epidemia l'università di Verona è in prima linea con studi e ricerche nei diversi ambiti, spaziando dalla diagnostica alla terapia fino ad arrivare alla recente collaborazione con lo Spallanzani di Roma per la sperimentazione sull'uomo di Grad-CoV2, il candidato vaccino italiano contro Sarsa-CoV-2, il virus che causa Covid-19. Il Centro ricerche cliniche dell'azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona è stato, infatti, chiamato a dare il suo contributo sia nella definizione del protocollo di studio che nella realizzazione della fase clinica della ricerca.
I primi risultati del vaccino
Il vaccino, realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera ha superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, che hanno evidenziato la forte risposta immunitaria indotta dal vaccino e il buon profilo di sicurezza, ottenendo successivamente l'approvazione della fase 1 della sperimentazione sull'uomo da parte dell'Istituto Superiore di Sanità, dell'Agenzia Italiana del Farmaco e del Comitato Etico Nazionale per l'Emergenza Covid-19.
Come funziona
La terapia Grad-Cov2 utilizza la tecnologia del 'vettore virale non-replicativo', ovvero incapace di produrre infezione nell'uomo. Il vettore virale agisce come un minuscolo cavallo di Troia, che induce transitoriamente l'espressione della proteina spike (S) nelle cellule umane. Questa proteina è la 'chiave' attraverso la quale il virus, legandosi ai recettori Ace2 presenti all'esterno delle cellule polmonari, riesce a penetrare e a replicarsi all'interno dell'organismo umano. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus.
Attraverso tecniche sofisticate questo virus, assolutamente innocuo per l'uomo, è stato modificato per azzerarne la capacità di replicazione. Successivamente è stato inserito al suo interno il gene della proteina S del Sars-CoV-2, il principale bersaglio degli anticorpi prodotti dall'uomo quando il coronavirus penetra nell'organismo. Una volta iniettato nelle persone, questo virus modificato, o meglio la proteina S che trasporta, provocherà la risposta del sistema immunitario dell'organismo, ovvero la produzione di anticorpi in grado di proteggere dal virus Sars-CoV-2.
Altri vaccini basati su vettori virali ricavati dai primati sono già stati valutati in trial clinici di fase I e II per candidati vaccini di altre malattie infettive, dimostrando di essere sicuri e di generare risposte immunitarie consistenti anche con una singola dose di vaccino.