Un piccolo segnale per combattere la sclerosi multipla arriva dalla Calabria. Una paziente di anni 48, presa in cura dal centro dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, diretta da Domenico Bosco, è stata indirizzata e sottoposta a trattamento di ricostituzione immunitaria, mediante trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche, previa attivazione del programma “uso terapeutico per il trapianto autologo di cellule emopoietiche”, autorizzato dal Comitato etico con sede a Reggio Calabria.

La paziente, secondo quanto appreso, era stata sottoposta senza alcun beneficio clinico per circa due anni a trattamento immunosoppressivo.

Il trapianto autologo di cellule staminali è stato sperimentato da una équipe diretta da Massimo Martino, già pioniere dei trapianti di cellule staminali nonché direttore della Divisione di ematologia e del centro unico regionale trapianto di midollo osseo dell’ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria. Successivamente la paziente è stata trasferita nell’unità di recupero e rieducazione funzionale dell’istituito Sant’Anna di Crotone dove si è proceduto a trattamento mirato di riabilitazione intensiva.

Percorso multidisciplinare

Per Alessandra Lucisano, responsabile del Centro sclerosi multipla del nosocomio catanzarese «questo trapianto, effettuato per la prima volta nella nostra regione, testimonia il ruolo strategico della multidisciplinarietà del percorso che vede eccellenti professionisti al servizio della salute dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Grazie al sinergico impegno di Domenico Bosco, direttore dell’unità operativa di Neurologia di Catanzaro, di Massimo Martino, direttore del Centro unico regionale trapianto di midollo osseo di Reggio Calabria, del suo vicario Giuseppe Console, di Lucia Lucca, primario dell’unità di recupero e rieducazione funzionale dell’istituito Sant’Anna di Crotone e di Pasquale Minchella, direttore dell’unità operativa di Microbiologia dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro».

Un nuovo modello organizzativo

«In un momento di difficoltà, dovute alla riorganizzazione delle risorse sanitarie per la pandemia da Covid-19 – si legge nella nota - questo importante traguardo conferma il risultato del nuovo modello organizzativo del Centro sclerosi multipla dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, basato sul principio della presa in carico personalizzata del paziente, in tutte le fasi della malattia, fino alla possibilità di ridurre la progressione di disabilità della malattia».

Il trapianto di cellule staminali autologo effettuato su una paziente affetta da sclerosi multipla primariamente progressiva, primo caso realizzato in Calabria, «apre alla speranza – scrivono i sanitari - di una prospettiva di cura per quelle forme di malattia fino a questo momento ritenute non curabili. Ciò conferma che anche in Calabria, quando esiste un processo di coordinamento e collaborazione efficace tra “expertise” differenti, si possono ottenere risultati di buona sanità».

Una nuova speranza per i pazienti calabresi

«Si tratta al momento della prima segnalazione nella nostra Regione - si legge nella nota dell'Aism, associazione italiana sclerosi multipla -, anche se altre esperienze simili sono già state condotte in altre regioni italiane ed all’estero. L’Aism, attraverso la sua fondazione, infatti, ha promosso e finanziato uno studio clinico multicentrico italiano coordinato da Matilde Inglese, responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’Ospedale IRCCS San Martino di Genova, che coinvolgerà 90 pazienti su tutto il territorio nazionale».

Il ruolo delle associazioni

«Ciò contestualizza il lavoro che si è fatto in questi ultimi anni tra la Regione Calabria e l’Aism regionale, rappresentata da Salvatore Lico, iniziato con l’approvazione del Pdta Regionale, percorso diagnostico terapeutico assistenziale, e il successivo recepimento da parte delle Aziende del sistema sanitario regionale, volto a garantire il percorso di presa in carico e di assistenza multidisciplinare e multi professionale delle persone con sclerosi multipla e quindi a ridurre la migrazione di quest’ultimi verso altri centri fuori regione».