Ottantasei anni e non sentirli. Michele Calvano, attivista di Scalea e componente del "Sindacato Pensionati" della Cgil, continua a difendere i diritti dei cittadini dopo una vita trascorsa nelle piazze. La nuova battaglia la combatte sul fronte della sanità pubblica calabrese, a suo dire «inesistente», di cui è stato egli stesso "vittima". Pochi giorni fa, con l'aiuto di un amico, ha scritto una lettera indirizzata al presidente Roberto Occhiuto per denunciare le gravi criticità e l'ha pubblicata sui social e le sue parole hanno suscitato rabbia e indignazione.

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La lettera

«Rendete operativi gli ospedali esistenti». Comincia così, con questa preghiera, la missiva a firma del pensionato Michele Calvano, che poi continua rivolgendosi al presidente della Regione Calabria: «Le scrivo perché sono testimone diretto dell’inefficienza e l’inadeguatezza di tutti i servizi sanitari nella Regione. Il mio appello cerca risposte per una realtà ormai da considerare da quarto mondo. Lei che è commissario ad acta della Sanità in Calabria deve rendersi conto che la Categoria a cui appartengo è fatta da persone che hanno lavorato una vita per cercare di avere servizi migliori rispetto alla fame che si pativa nel dopoguerra. Quello che si presenta oggi ai miei occhi, dopo anni di sacrifici, è un vero abisso. La mia categoria sociale, in difficoltà di salute ed economiche come può curarsi in Calabria? Ovunque regna il vuoto, non sappiamo a chi rivolgerci nemmeno per un'analisi più specialistica fatta in tempi brevi: tutto deve essere pagato in cliniche private».

La crisi di uguaglianza

Calvano, inoltre, parla di una vera e propria crisi di «crisi di uguaglianza in Calabria, oltre che sanitaria in termini di garanzie costituzionali non rispettate». Poi chiede: «Come può un anziano curarsi in Calabria in questo modo? Come può un disabile affrontare queste cure costose? Ancora oggi sento annunci sulla costruzione di nuovi ospedali, senza sapere che quelli che ci sono li tenete chiusi o al limite di personale. Avete lasciato solo Cosenza come ospedale “efficiente” nella Provincia, lasciando migliaia di cittadini delle periferie e della provincia scoperti da garanzie sanitarie. Ancora oggi insistete a percorrere questa via senza considerare il fatto che l’Annunziata è un ospedale saturo e che il cittadino quando va all’Annunziata piange non solo per la sofferenza, ma per l’enorme disagio. Non avevano nemmeno l’aria condizionata per i malati questa estate nei reparti. E parliamo di efficienza?».

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Nessun punto nascita

Nella sua accorata lettera, il pensionato di Scalea non dimentica di menzionare neppure la triste condizione delle future mamme della Riviera dei Cedri, private dall'agosto del 2019 dell'unico punto nascita in oltre cento chilometri di costa, e quella delle donne che risiedono sul versante ionico. «Avete costretto tutte le donne del tirreno Cosentino e dell’alto Ionio a partorire in Basilicata e parliamo ancora di deficit della Sanità Calabrese: non abbiamo nemmeno un pediatra all’ospedale di Praia a Mare e diverse donne hanno partorito in ambulanza. Caro presidente - continua l'uomo -, mi rivolgo a Lei come responsabile alla Sanità proprio per prendere dei provvedimenti immediati».

Il personale calvario

«Io stesso - afferma ancora Calvano - sono testimone del nulla che viviamo come assistenza sanitaria. Tempo fa mi sono recato al pronto soccorso di Praia a Mare (struttura priva della rete di emergenza e urgenza dall'aprile del 2012, ndr) per un malore ed alla porta mi hanno risposto: "Che cosa sei venuto a fare? Qui non possiamo fare nulla!". Dov’è la dignità dei cittadini, dove sono i diritti e le garanzie per la collettività in questo caso? Siamo cittadini di serie B in Calabria? Non tutti hanno la possibilità di curarsi a Milano!». Poi conclude: «Riaprite gli ospedali e rendeteli operativi al 100%. Non abbiamo lavorato una vita per assistere e subire il niente! La Sanità Pubblica è inesistente in Calabria! Mi attendo delle risposte».