VIDEO | Questa mattina manifestazione di protesta del sindacato Usb per chiedere delucidazioni. In corso in queste ore il tavolo interministeriale per la verifica degli adempimenti del piano di rientro
Tutti gli articoli di Salute
«Se non ci prorogano non raggiungiamo i lea, i requisiti minimi al paziente. Non fanno solo un bene a noi ma fanno bene alla comunità prorogando tutti i precari». Assunti per fronteggiare la pandemia, oltre un anno tra le corsie ospedaliere, ma tra una manciata di giorni probabilmente a casa per effetto della scadenza dei contratti. Sono i circa 1.500 sanitari reclutati con i fondi covid ma legati a filo doppio allo stato d'emergenza che il Governo ha fissato al 31 di luglio.
Sanitari in scadenza
«La voce di una proroga c'è ma nessuno si assume la responsabilità di dire i contratti verrano prorogati. La gran parte dei lavorati è con i contratti in scadenza» ha chiarito Vittorio Sacco, rappresentante Usb Pubblico Impiego Calabria. Dalla Regione finora non è giunta alcuna indicazione mentre alcune aziende si stanno orientando già verso una proroga autonoma per continuare a garantire i servizi in prospettiva di un nuovo aumento dei contagi. «Questi lavoratori attualmente sono stati già smistati in altri reparti - ha aggiunto ancora il sindacalista - perché c'è carenza di personale in tutti gli ospedali. E svolgono mansioni che non sono legate all'emergenza pandemica e al covid».
Servizi a rischio
Manifestazionei di protesta questa mattina, indetta dal sindacato autonoma Usb, sotto la sede della Regione dove al terzo piano e in queste ore è in corso il tavolo interministeriale per la verifica degli adempimenti del piano di rientro. I due ministeri affiancanti nell'ultima riunione tenuta lo scorso dicembre avevano espresso già rilievi sulla mancata assunzione di personale. «Tutte le persone che sono entrate durante l'emergenza sono stati derubricati con contratti a tempo determinato» precisa Sacco.
Esercito di precari
Insomma, un nuovo esercito di precari mentre i fondi stanziati per le assunzioni restano intatti nelle casse della Regione e le aziende faticano a garantire i servizi essenziali. «Ricordiamo che questi sanitari hanno lavorato in condizioni inumane con contratti che non garantivano la malattia e giorni di riposo» ha precisato uno studente in sostegno della manifestazione. Una delegazione è stata ricevuta con l'impegno di convocare nei prossimi giorni un incontro.