Da una parte si registra un deciso taglio nell’acquisto di nuove apparecchiature rispetto a quanto preventivato, come nel caso dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, privata di una seconda Pet, di un angiografo per il Dea e del robot Leonardo Da Vinci per la chirurgia mininvasiva. Dall’altra invece, si spendono milioni di euro per comprare attrezzature da collocare in presidi sanitari dove, per carenza di personale o mancanza di specialità, difficilmente potranno essere utilizzate.

 

Investimento complessivo da 85 milioni di euro

L’elenco degli investimenti, per un ammontare complessivo per l’intera regione pari a circa 85 milioni di euro, è contenuto nel programma di ammodernamento tecnologico approvato dal commissario ad acta Saverio Cotticelli, con il decreto 183 del 19 dicembre scorso. Scorrendo gli allegati, emergono diverse anomalie. Quella più lampante riguarda gli acquisti di tre angiografi, uno destinato all’ospedale di Rossano e ben due allo spoke di Cetraro-Paola, per un costo totale di due milioni e 210 mila euro che lievitano fino a quattro milioni considerando anche accessori, iva e lavori da eseguire per la loro installazione.

 

Aspettando i nuovi reparti

Questi dispositivi sono notoriamente utilizzati in quattro branche della medicina: cardiologia, radiologia e neuroradiologia interventistica e chirurgia vascolare. Specialità di cui non v’è traccia né al Giannettasio di Rossano, né sul Tirreno al San Francesco di Paola e nel nosocomio cetrarese dove, addirittura, è previsto l’acquisto di un angiografo biplanare di cui non dispone neppure l’Annunziata di Cosenza, Hub di riferimento per il territorio, in cui si trattano mediamente 80 aneurismi l’anno.

 

Risonanza a Rende, secondo tentativo

L’altra stranezza riguarda la scelta di comprare una risonanza magnetica 3 tesla per il poliambulatorio di Rende. Già nel 2014 l’Asp aveva acquistato per questa struttura un analogo apparecchio, anche se di intensità inferiore, da 1,5, rimasto a prendere polvere per tre anni in un deposito poiché non c’era possibilità di installarlo. Poi si decise di metterlo in funzione nell’ospedale di Cosenza. Adesso arriva questo secondo tentativo con l’alto rischio di ripetere il medesimo errore.