Queste le parole dell’ex titolare del dicastero Salute, intervenuta a Catanzaro nel corso del convegno organizzato dalla Cisl Medici: «Le regioni non possono essere lasciate al proprio destino»
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«Il meccanismo dei commissariamenti nella sanità, così come portato avanti negli ultimi 10 anni, non funziona perché senza l’accordo con le direzioni regionali la gestione è stata di fatto impossibile e si è tradotta soltanto in conflitto». L’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ammesso il fallimento dei commissariamenti nella sanità nel corso di un convegno a Catanzaro, organizzato dalla Cisl Medici sul tema “Tutela della salute e legge 24/2017”.
«È necessario cambiare il paradigma dei commissariamenti - ha spiegato la Lorenzin -, lasciando il governo del sistema sanitario alla Regione e intervenendo direttamente sulle aziende sanitarie e ospedaliere in crisi». Ed ancora: «Se l’attuale modello di commissariamento non ha funzionato non si possono comunque lasciare al proprio destino le Regioni che non garantiscono i livelli essenziali di assistenza ai pazienti o che sprecano le risorse, perché a pagare è sempre il cittadino. Per questo bisogna pensare di commissariare le singole aziende territoriali ed ospedaliere qualora abbiano dei deficit dal punto di vista amministrativo - per questo avevo pensato ad un piano di rientro per gli ospedali in crisi - ma soprattutto nell’erogazione dei Lea, sull’organizzazione dei Pdta, che riguardano in sostanza la vita delle persone. L’idea è quella di mandare dal livello centrale una sorta di task force composta da direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo, con l’obiettivo di rimettere in funzione una macchina che quasi sempre ha solo problemi di tipo organizzativo». Il meeting, della durata di due giorni, ha affrontato il tema della tutela della salute e le nuove disposizioni in materia di responsabilità professionale. La Legge n. 24/2017 qualifica la sicurezza delle cure come parte costitutiva del diritto alla salute, prevedendo che tutte le strutture attivino un’adeguata funzione di monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio nell’ambito di un piano di organizzazione e condivisione delle informazioni.
«Come Cisl medici – ha spiegato Maurizio Zampetti segretario nazionale Cisl Medici - ci stiamo prodigando per facilitare in tutte le regioni il dialogo sulla sanità per mettere in evidenza le criticità di ogni singola regione. La Calabria, in particolare, presenta delle criticità superiori al resto del nostro Paese. Tra i tanti interventi, siamo contenti che l’ex ministro abbia ammesso che i commissariamenti nella sanità non sono assolutamente una scelta che facilita la ripresa, una posizione che condividiamo e che portiamo avanti da tempo». A commentare la questione del commissariamento è stato anche il dg del dipartimento Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro: «La prova provata che i commissariamenti non funzionano è il fatto che le uniche due regioni che non sono ancora uscite dal piano di rientro sono Calabria e Molise, in cui la figura del Presidente e del Commissario non coincidono. Quando ci sono due “teste”, probabilmente qualcosa non funziona. Funzionano molto di più i piani di efficientamento e di riqualificazione che abbiamo fatto partire per le aziende ospedaliere e poi dovrebbero essere estesi anche alle aziende sanitarie. La Calabria è da 10 anni in piano di rientro. Abbiamo fatto qualche piccolo passo in avanti per uscirne, ma ancora non ne usciremo».