VIDEO | A causa dei mancati contratti e dei mancati pagamenti mille e 200 operatori rischiano di rimanere in mezzo ad una strada e 2 mila pazienti senza cure
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«Non vogliamo compassione , ma attenzione e rispetto per un diritto costituzionale come quello della salute e che in questo caso coinvolge tanti malati e le loro famiglie». Non usa mezzi termini Giovanni Pensabene, portavoce del terzo settore regionale, nel mandare all’Asp reggina e alle Istituzioni, il messaggio di tutti gli operatori: l’ente di Via Diana deve infatti, garantire i servizi essenziali ai cittadini e soprattutto pagare gli stipendi arretrati e anche futuri degli oltre 1200 lavoratori che rischiano di finire in mezzo una strada. E a rischiare di non avere più assistenza sono anche due mila pazienti, tra malati psichici, anziani, minori, disabili e persone affette da dipendenza. Gli operatori delle comunità è dal maggio dell’anno scorso che non vengono retribuiti.
«Comunità che, seppure regolarmente accreditate e contrattualizzate, sottolinea Giuseppe Peri, presidente del coordinamento regionale enti ausiliari Calabria, non sono pagate dal maggio 2018, ossia con oltre un anno di ritardo. È una situazione insostenibile- chiosa Peri anche perché 200 persone con dipendenza di eroina, cocaina, hashish, marijuana, ma anche alcool e gioco d’azzardo, che hanno diritto ad essere curate potrebbero non avere più assistenza e quindi interrompere il loro percorso di recupero sanitario e sociale». Ed è per questo che durante un’assemblea pubblica il terzo settore ha proclamato lo stato di agitazione e chiesto la convocazione degli istati generali della sanità. Una sanità quella reggina che deve fare anche i conti con la richiesta dissesto finanziario dell’Asp avanzata nei giorni scorsi dalla triade commissariale. «Nel corso degli ultimi quattro anni l’Asp reggina-ha sottolineato Pensabene- ha cambiato quattro commissari. Mi chiedo come si possa andare avanti così. Saranno anche degli eccellenti funzionari, ma in una materia così delicata e disastrata e una fase molto complessa come si può continuare a cambiare commissari. I nostri malati non possono essere abbandonati così come non possono essere abbandonati i nostri lavoratori. Rispetto a tutto questo- ha concluso- riteniamo che non ci sia più tempo. Siamo sempre pronti a collaborare, tante volte ci siamo sostituiti come Terzo settore anche alle istituzioni, anticipando pagamenti e tanto altro,ma adesso diciamo basta non possiamo e non vogliamo che si accolli alla povera gente il disastro che alcuni speculatori o delinquenti hanno creato all’Asp di Reggio Calabria».
Morosini: «Azione immorale da parte di Asp e dello Stato»
Duro anche l’intervento dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova Giuseppe Fiorini Morosini che ha parlato di un’azione immorale da parte dell’Asp e dello Stato. «Tutti questi lavoratori e i loro enti hanno effettuato le cure che lo Stato non è riuscito a prestare e oggi lo stesso Stato gli dice “non ci sono soldi, arrangiatevi” e questo è l’assurdo di una situazione democratica, di libertà, di razionalità e anche di moralità. È immorale un gesto del genere-tuona Morosini.”Arrangiatevi”: è questa la risposta che lo Stato ha dato dichiarando il dissesto. Lo Stato non può dichiarare fallimento, ma se deve proprio, i soldi se non li prende in un settore li prenda da un altro. Lo Stato-ha concluso l’arcivescovo- deve rispondere a certe necessità che i cittadini dichiarano soprattutto quando questi cittadini hanno lavorato per conto e al posto dello Stato».
Falcomatà: «Rischiamo una voragine sociale»
All’assemblea pubblica del terzo settore ha partecipato anche il sindaco reggino Giuseppe Falcomatà il quale ha annunciato che a breve convocherà un consiglio comunale e uno metropolitano, entrambi aperti, «per richiamare l'attenzione istituzionale su quella che appare a tutti come una vera e propria catastrofe sociale. E se necessario anche una mobilitazione pubblica costruita su una piattaforma condivisa. Quella della sanità non può essere una questione da affrontare solo tra addetti ai lavori, ma deve coinvolgere tutti. Non è una materia che si può affrontare con la calcolatrice in mano. Comprendo la necessità di fare pulizia rispetto ad un passato non certo limpido, sono stato io il primo a chiederla, ma il rischio è quello di buttare via il bambino con l'acqua sporca e la nostra Città non può certo permetterselo».
Il primo cittadino quindi ha espresso preoccupazione per la grave crisi che da mesi ormai investe gli operatori socio-sanitari. « È chiaro- ha aggiunto che va delineato un percorso condiviso che non prevede tentennamenti. C'è una situazione di difficoltà ormai acclarata, ma a pagare, come spesso è avvenuto in passato non possono essere i soggetti più deboli. Come ho avuto modo di affermare qualche giorno fa in una lettera pubblica, su questo tema la città deve unirsi. È evidente che su un tema di questa portata non arretreremo di un millimetro. Ci sono almeno due questioni aperte - ha spiegato ancora il sindaco - per ciò che mi riguarda registro una quasi totale assenza di dialogo da parte del management commissariale dell'azienda sanitaria. Credo che in questa fase sia necessario un maggiore coinvolgimento degli attori che operano quotidianamente al servizio delle persone più deboli. E dall'altra parte c'è il grande tema del dissesto, quello di capire che effetti avrebbe sul pubblico e sul privato, sugli enti e sulle società che operano nel comparto sanitario. Su questa vicenda rischia di aprirsi una gigantesca voragine sociale noi non abbiamo nessuna intenzione di stare a guardare. Le istituzioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria, i soggetti associativi, le forze politiche si mobilitino e ci affianchino in questa che deve essere una battaglia unitaria per il nostro territorio».