Antonio Candela, cosentino, è affetto da una rara forma di demenza con la quale, dopo un primo devastante impatto nel 2011 all'età di 51 anni, ha imparato a convivere. «Esistono diversi tipi di demenza, la mia è reputata una demenza mista. Comporta dei rallentamenti sia di linguaggio che di movimento - spiega Antonio -. Le mie giornate durano di più. Mentre gli altri scappano di qua e di là, io invece viaggio lentamente e un giorno per me dura una vita. Un volta mi dedicavo al lavoro trascurando i miei affetti. Oggi vedo crescere i miei nipoti, sto con mia moglie, con i miei figli. Ringrazio Dio perché nel 2014 avevo gettato tutto, ero diventato quasi un vegetale. Mia moglie doveva lavarmi, vestirmi, cibarmi. A un certo punto ho invocato Dio e gli ho detto "o mi aiuti o butto la spugna e me ne vado". Mi ha aiutato. Oggi io la rispetto la malattia e le dico: tu sei quella che sei, io sono quello che sono e voglio vivere quindi mettiamoci d'accordo e andiamo avanti. All'inizio credevano che io fossi malato di depressione. Sono stato curato per tre anni e poi è venuto fuori che avevo dei danni cerebrali e che il problema era un altro».

«Il racconto della mia vita»

Un'esperienza che ha fortemente voluto trasferire agli altri attraverso le pagine del libro "Io sono ancora qui, il mio viaggio attraverso il mondo oscuro della demenza", nato come un diario sul quale Antonio aveva iniziato ad annotare tutto per paura di dimenticare. «Così quando un giorno non ci sarò più, questo mio scritto resterà. Il mio messaggio è questo: la demenza è una malattia terribile però non è qualcosa che ti pone dei limiti. Ovvero, puoi vivere benissimo una vita tua anche se sai che hai quasi una scadenza».

La visita al centro diurno Alpade

Oggi Antonio, accompagnato dalla moglie Gina, ha fatto visita agli ospiti del centro diurno Alpade, alzheimer, parkinson e demenze, di Elena Sodano, a Catanzaro. Un incontro per condividere esperienze e aiutare gli altri ad affrontare la malattia. «Cerco sempre di aiutare gli altri, ho anche aperto un blog personale. Come me ce ne sono pochi che riescono a convivere con la demenza ma siamo sparsi in tutto il mondo. Purtroppo il mondo scientifico non ci prende in considerazione. Anche le istituzioni sono assenti, specialmente a Cosenza. Manca lo Stato».