La donna aveva ricevuto una lettera dall'Asp di Cosenza, che la invitava a sottoporsi allo screening mammografico e a prenotare l'esame chiamando al numero indicato. Ma, dopo infiniti tentativi, ha gettato la spugna. Un caso isolato? Non proprio
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In Calabria anche prenotare una semplice mammografia nell'ambito della prevenzione del tumore al seno diventa un'impresa, talvolta impossibile. Lo sa bene Rosa, una donna della provincia di Cosenza, che negli ultimi giorni ha provato a chiamare ben ottantadue volte al numero indicato nella lettera spedita dall'Asp, senza mai ottenere risposta. «Ho gettato la spugna - dice, affidando il suo sfogo a LaC News24 - perché è una presa in giro».
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A che serve la campagna di prevenzione?
Nelle scorse settimane Rosa riceve una lettera nella quale l'Asp di Cosenza invita le donne nella fascia d'età compresa tra i 50 e i 69 anni a sottoporsi allo screening nell'ambito della prevenzione del tumore alla mammella. «L'esame è gratuito - si precisa nella missiva - e non occorre la richiesta del medico». Bisogna però necessariamente prenotare, pertanto vengono forniti giorni e orari (martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9 alle 12) e un numero di telefono. Rosa, che ha una certa "confidenza" con le patologie oncologiche, chiama e richiama fino allo sfinimento, perché sa perfettamente quanto sia importante giocare d'anticipo sulla malattia e sottoporsi regolarmente ai controlli. Ma all'ottantaduesima chiamata, perde la pazienza, oltre che la speranza, e rinuncia. Chiediamo se per caso possa trattarsi di un errore, una svista, una cifra che l'abbia tratta in inganno. Così ci mostra lo screenshot del registro chiamate del suo cellulare e possiamo constatare che effettivamente il numero chiamato corrisponde a quello indicato sulla lettera.
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Caso isolato? Non proprio
La vicenda è di quelle che non può essere taciute e ben presto viene raccontata sulle bacheche social. La reazione che ne consegue è una pioggia di commenti, quasi tutti dello stesso tenore, che arrivano da uomini e donne da ogni parte della Calabria. È così che scopriamo che le difficoltà a prenotare una mammografia in Calabria sono molto più grandi di quanto si possa immaginare. «Io ho ricevuto la lettera con un mese di ritardo - è la prima di una lunga serie di testimonianze -, mi sono recata in ospedale per chiedere chiarimenti, mi hanno detto che c'era stato un problema che mi avrebbero richiamato, sto ancora aspettando la telefonata, questa è la sanità».
«Gli inviti arrivano - le fa eco un'altra donna - ma quando chiami è perennemente occupato o non risponde nessuno, lo stesso è successo a me ed io come quasi tutti mi sono rivolta al privato. Il problema è per chi non può, siamo messi proprio male». L'ombra della sanità privata, anche qui, aleggia come un fantasma sulle teste dei cittadini. «Una mia conoscente si è recata in ospedale il giorno stabilito ma è dovuta tornare a casa perché il macchinario non funzionava. La povera ha dovuto rinunciare ad un giorno di lavoro e pagare qualcuno che la portasse in ospedale». «Ho telefonato anche io decine di volte per una mia amica. Buca - si legge ancora -. Avrebbe dovuto rispondere la dr. ***, responsabile di quel servizio, ma ci ho dovuto rinunciare». Ed ancora: «A me è arrivata la convocazione ma la prenotazione era per 10 giorni prima. Al numero indicato non ha risposto nessuno ma poi ho chiamato la radiologia e sono stati molto gentili e hanno provveduto (credo loro e non chi aveva inviato la prima convocazione) ad un altro appuntamento. Ci sono molti numeri fantasmi e servizi solo sulla carta, è vergognoso!!!». «Io sono stata più "fortunata" - scrive ironica un'altra testimone -. Lettera arrivata a maggio, stesso numero. Ho chiamato 9 volte». Poi ci sono anche gli invisibili: «A me mai arrivati».
La sanità privata ringrazia
In Calabria disservizi, ritardi e guasti ai macchinari, veri o presunti, scandiscono anche la lotta ai tumori e così, chi ha necessità di effettuare i controlli deve necessariamente mettere mani al portafogli e gonfiare i conti della già ricchissima sanità privata. Ma questa non è una situazione accettabile in un Paese che si definisce civile. Chi non ha voce, o santi in paradiso, a chi deve rivolgersi? Chi è che dovrebbe vigilare sul servizio? E perché, nonostante le reiterate segnalazioni, tutti fanno finta di non sapere? Speriamo che quanto prima queste domande possano trovare una risposta.