Si conclude con un buco nell'acqua il blitz ordito dal management del policlinico di Catanzaro. L'atto di riorganizzazione aziendale messo a punto lo scorso mese finisce nel cestino della carta straccia bollato dal rettore dell'università, Giovambattista De Sarro, come «irricevibile» non però senza esser stato prima sottoposto ad «una lettura veloce» ma «solo per curiosità». Un epilogo forse ampiamente annunciato e che chiarifica ancora una volta il livello dello scontro alimentato da una coabitazione forzata.

 

Il blitz del commissario 

Alla fine dello scorso mese, infatti, la direzione generale - attualmente retta dal commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli - aveva inviato all'università una bozza dell'atto di riorganizzazione costruito attorno al policlinico con l'obiettivo di avviare un nuovo corso per la struttura assistenziale, sprovvista di un atto aziendale e, di conseguenza, di una qualsiasi forma di assetto interno. Il tentativo aveva assunto così la forma di una bozza di riorganizzazione trasmessa al rettore per ottenerne il placet entro il 31 di agosto. E la risposta non si è fatta attendere, giunta con dieci giorni d'anticipo rispetto alla scadenza proposta, ma contenente un messaggio tutt'altro che pacificatore.

 

Muro contro muro

Oltre che "irricevibile" la proposta viene giudicata anche una "interferenza" rispetto all'attivazione istituzionale del tavolo tecnico di confronto finalizzato alla redazione del protocollo d'intesa propedeutico all'integrazione tra il policlinico universitario e l'azienda ospedaliera. E nei fatti l'argomento cardine addotto a giustificazione del rigetto tout court della proposta è proprio il protocollo d'intesa scaduto e mai più rinnovato tra la Regione Calabria e l'Università di Catanzaro: un presupposto normativo e naturale premessa alla successiva adozione di un atto aziendale che "disciplina l'integrazione dell'attività assistenziale, formativa e di ricerca tra servizio sanitario regionale e università".

 

L'atto che non c'è

Un documento mai varato proprio a causa della lacuna originaria e che i vertici del policlinico avevano sperato di poter superare attraverso l'adozione di un atto di riorganizzazione aziendale che riuscisse almeno in sostituzione ad attribuire un assetto interno al policlinico. Un espediente, tuttavia, non sfuggito ai vertici universitari che strappando via l'etichetta al documento lo derubrica ad atto aziendale e, quindi, "giuridicamente non esistente o efficace" senza la presenza a monte di un protocollo d'intesa che "disciplina l'accordo tra le parti sui criteri generali". 

 

Un confronto inutile 

Irricevibile e pure "inopportuna" appare al rettore, Giovambattista De Sarro, la proposta avanzata dai vertici del policlinico. Inutile "avviare un confronto per la condivisione e l'eventuale stipula di un atto di riorganizzazione - scrive nella nota - in una fase in cui è già stato istituito un tavolo tecnico presso il Miur che ha come obiettivo la possibile integrazione tra le aziende e, quindi, porrà le basi per il nuovo protocollo d'intesa che includerà i principi su cui sarà elaborato l'atto aziendale della nuova azienda integrata". Non sfugge qui l'uso, da parte dell'ateneo, della forma ipotetica in riferimento ad un processo, quello d'integrazione tra le due aziende cittadine, finito più volte al centro di veti incrociati e tentativi di sabotaggio oltre alle recenti e successive impugnazioni delle leggi regionali dinnanzi alla Corte Costituzionale che hanno, infine, spostato il livello del confronto a Roma, e forse non a caso.  

 

Problemi residui

Non manca, infine, l'ateneo di sollevare altre collaterali eccezioni: il periodo estivo in cui il documento viene inviato, comportamento ritenuto "incomprensibile" perchè "un periodo in cui non sono comunque previste convocazioni degli organi collegiali di ateneo per esprimere un parere sulla bozza" oltre alla "sostituzione dell'organo di indirizzo con il collegio di direzione", previsione che non consente una rappresentanza "paritaria" all'interno degli organi aziendali. "La mancanza tra gli organi aziendali dell'organo di indirizzo rende nulla tutta la proposta - annota il rettore - violando la ratio del legislatore che vuole un controllo paritario da parte dell'Università e della Regione sulla programmazione aziendale".

 

Sgradite interferenze

"Nessun componente è nominato dall'azienda" aggiunge ancora De Sarro, con una precisazione che ha il sapore di un tentativo di eliminare alla radice qualsiasi tentativo di interferenza se non altro reso patente dall'ultima considerazione al vetriolo servita in calce alla nota: "Si chiede di non insistere con comportamenti o atti che provochino tendenziose polemiche, che finiscono per mettere in difficoltà le attività didattiche e assistenziali dell'università e creino sconcerto nell'opinione pubblica interferendo con i lavori già in atto a livello ministeriale".