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La tutela dei deboli, svantaggiati e ammalati non può essere relegata nell’alveo della filantropia; alla politica il compito di darne priorità. E ancora di più alle articolazioni dello Stato. È un fatto di civiltà, buonsenso e umanità. L’azione pubblica, se rinuncia a tale orizzonte, quello umanitario, diventa, appunto, inutile. La vicenda di V.A., docet. Quest’ultimo, cittadino sessantenne di Pizzo soffre di una gravissima forma di diabete. In conseguenza di ciò ha subito l’amputazione di una gamba e presto subirà l’amputazione dell’altra. Inoltre a causa di un ictus è semiparalizzato. Insomma, un quadro clinico drammatico. Le sue capacità reddituali sono limitate. Per assicurare il trasporto di tale paziente, necessario al trattamento di dialisi, si sono provvisoriamente impegnati privati cittadini. Al paziente, viste le condizioni descritte, andrebbe, invece, garantito idoneo servizio pubblico, necessario, si ribadisce, alle sue cure mediche. E invece, cavilli di natura burocratica e di bilancio hanno impedito che tale servizio di trasporto avesse effettiva attuazione. L’auspicio è che il comune di Pizzo e le autorità competenti si attivino con sollecitudine e decisione per assicurare il diritto alla salute del signor V.A. Per quest’ultimo, il servizio di trasporto al fine di potere effettuare la dialisi è un diritto; per l’autorità pubblica un dovere!