VIDEO | La paura di eventuali contagi in ambienti ospedalieri preoccupa le future mamme. Ecco come si è attrezzato il “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro
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L’emergenza Coronavirus preoccupa tutti, ma in particolare chi è costretto a recarsi in ospedale per eseguire terapie salvavita o per controlli. Tra questi, anche le donne incinta che nell’arco di 9 mesi devono monitorare l’andamento della gravidanza e prepararsi al parto. Le paure sono tante, come il rischio contagio in ambienti ospedalieri e l’eventuale trasmissione del virus al nascituro.
Per rispondere ad alcune delle tante domande che si pongono le donne che in questo periodo stanno vivendo con grande preoccupazione un evento che invece dovrebbe essere felice, ci siamo rivolti al dr Francesco Sbano, dirigente medico in servizio nell’unità operativa di ginecologia universitaria dell’Ospedale “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro e componente della task force della Regione Calabria per l’emergenza Coronavirus.
Il percorso Covid
Le donne che hanno necessità di una consulenza urgente o devono partorire possono recarsi allo sportello dell’accettazione del pronto soccorso dove gli viene fornito un questionario in cui vengono poste diverse domande relative ad eventuali contatti con soggetti a rischio, se hanno avuto sintomi influenzali, se hanno avuto febbre e, sul posto, viene rilevata la temperatura corporea.
«Le pazienti che non presentano alcuna problematica legata al virus, - ha spiegato Sbano - accedono al nostro ambulatorio dove il personale è comunque dotato di dispositivi di protezione. Se invece la paziente viene considerata a rischio viene accompagnata in un ambulatorio dedicato, attraverso un percorso protetto Covid, e viene visitata dai sanitari che valutano la necessità di effettuare o meno il tampone. La visita dell’ostetrica ed eventuali esami quali ecografia e tracciati, vengono effettuati sempre in questo ambulatorio dedicato».
Al momento del parto, invece, raggiunge le sale operatorie e le sale parto attraverso percorso protetto, accompagnata dai sanitari dedicati, in sicurezza sia per gli operatori che per le altre pazienti.
«Il virus non si trasmette al feto»
Ma in caso di positività al tampone, il virus può essere trasmesso al nascituro? No. Il dr Sbano ne ha spiegato i motivi: «Si tratta di un virus che colpisce le vie respiratorie e quindi non va a colpire il bimbo all’interno dell’utero, che è per lui una protezione, ma una volta nato, la mamma positiva ne entra in contatto con dispositivi di protezione. In questo momento – ha detto ancora - non ci sono evidenze scientifiche che dimostrano che il bimbo sia già infetto alla nascita».
Parto e degenza senza familiari
Purtroppo già molte donne che hanno partorito in queste settimane, hanno vissuto sulla propria pelle le nuove disposizioni: «Vi è un decreto ministeriale – ha detto Sbano – in cui i parenti non posso assistere al parto e alla degenza. Purtroppo è così e a malincuore lo comunichiamo alle nostre assistite».
«Non abbiate paura»
«Mi dispiace – ha detto il dr Sbano – vedere negli occhi delle future mamme la preoccupazione che le attanaglia. È una situazione particolare, ma io voglio dire loro di non avere paura: vi daremo tutto l’apporto necessario, così come abbiamo sempre fatto e a maggior ragione in questo momento che stiamo vivendo».
Resta chiaro che, le persone con sintomi compatibili ad infezione da coronavirus, quali tosse, febbre superiore a 37,5 e dispnea, devono recarsi direttamente alla tenta per il pre-triage senza passare dal pronto soccorso.