Domenica difficile nel reparto per i sanitari costretti a gestire anche i casi di sospetto Covid in attesa dell'esito del tampone. Il segretario Nicola della Uil: «La direzione sanitaria si assuma le sue responsabilità»
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Una vera e propria domenica di passione quella vissuta al pronto soccorso dell’ospedale di Locri. Il reparto, da tempo privo di un primario, si è ritrovato con soltanto due infermieri e due medici a lavorare in condizioni proibitive, con il compito di gestire anche i casi di sospetto Covid in attesa dell’esito del tampone, con i pazienti trattenuti sulle barelle ad affollare le due stanze, creando di fatto assembramenti.
Non essendo stato attivato il laboratorio analisi del nosocomio locrese, i risultati devono giungere da Reggio, con una notevole aumento dei tempi di attesa. Nell’area dedicata ai codici gialli, omologata per 4 barelle, oggi ne erano presenti sette, con ben quattro ambulanze rimandate ad altro pronto soccorso per esaurimento posti. Nei giorni scorsi un’ispezione del Nas, secondo quanto si è appreso, avrebbe rilevato alcune anomalie.
«Il percorso Covid annunciato nei giorni scorsi non è entrato ancora in funzione – tuona il segretario provinciale della Uil-Fpl Nicola Simone – C’è una grande responsabilità della direzione sanitaria ospedaliera, non in grado di gestire un ospedale Spoke come quello di Locri. Invito il direttore sanitario dell’Asp reggina ad assumersi le proprie responsabilità, venendo a Locri a prendere in mano la situazione».