VIDEO | Le testimonianze dei cittadini dopo la soppressione di nuovi servizi. Impossibile effettuare le vaccinazioni, le gastroscopie e gli elettrocardiogrammi
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Prima il via vai di provette di sangue trasportate fino a Soverato per essere analizzate, poi il dipendente dell'ufficio ticket non abilitato ai movimenti di cassa che rispediva a casa i pazienti bisognosi di cure. Ha imboccato la strada del lento declino l'ospedale di Soveria Mannelli, sulla carta presidio sanitario a servizio di 40mila anime inerpicate nella valle del Reventino, ma nei fatti struttura svuotata da ogni servizio utile al paziente. «Hanno abolito i vaccini, pretendono che cento o duecento mamme di questo comprensorio vadano a Lamezia per il vaccino - spiega Alessandro Sirianni, presidente del comitato pro ospedale del Reventino - Si devono spostare le mamme e non un medico una volta al mese per raggiungere l'ospedale. Ma vi è di più, non si fanno le gastroscopie per il medico non ha un infermiere, non si prenotano gli elettrocardiogrammi perchè manca un infermiere».
E se in estate i servizi latitavano, al rientro dalle ferie la situazione non è certo migliorata. L'emorragia di personale medico e infermieristico che colpisce i centri hub lambisce anche le periferie svuotando reparti spesso nuovi di zecca. «Adesso ci sono due sale operatorie, il laboratorio analisi e il pronto soccorso completamente rinnovate - conferma il sindaco di Soveria Mannelli, Leonardo Sirianni -. Perchè queste strutture debbono perdersi, sono soldi della collettività, dei cittadini perchè sprecare tante risorse?».
Nella valle del Reventino si sperimentano, quindi, su scala ridotta i viaggi della speranza verso altri ospedali pur disponendo di un presidio dotato di reparti e attrezzature costate fior di quattrini: «Arriviamo al pronto soccorso ma non c'è la possibilità da parte del personale di intervenire per accertamenti più approfonditi di natura radiologica perchè devono mettersi in contatto con Lamezia Terme per avere risultati" racconta un cittadino. «Spostarci a Lamezia Terme, a Catanzaro o a Cosenza significa che finchè arriviamo al luogo di cura siamo morti» - aggiunge una residente. Lanciano, quindi, l'ennesimo grido di allarme comitati e cittadini per vedersi riconosciuto il diritto di cura: «Ci hanno chiuso tutto. Forse è rimasto solo il pronto soccorso ma non so fino a quando può resistere. Siamo a zero».